John Hartford, da anni sulla scena musicale, è uno dei più grandi e bizzarri musicisti americani. Egli gravita nell’ambiente country con frequenti puntatine nell’area bluegrass. Qualche nota biografica lo rivela insignito del premio Grammy nel ’67 (una onorificenza), autore della famosa Gentle On My Mind e vincitore di un premio da parte della Accademy Of Country Music.
All In The Name Of Love del bravo e simpatico cantautore è a mio parere una delle cose più belle dell’anno appena passato. Certamente superiore a Mark Twang (forse troppo gigionesco) e forse anche al pur ottimo Nobody Knows What You Do. Accompagnano Hartford i soliti amici di sempre: il bravissimo Benny Martin al fiddle, Sam Bush al mandolino, Buddy Emmons alla steel guitar, Roy Husky Jr. al basso acustico, Henry Strzelecky al basso elettrico, Hargus Robbins e David Briggs al piano, Kenny Malone alle percussioni, Jimmy Colvard alla chitarra elettrica ed acustica.
I brani di All In The Name Of Love sono tutti originali fatta eccezione per due songs scritte in collaborazione con Marie Barrett. Apre l’album la canzone che dona il titolo all’album, che ci ricorda il John Hartford più tipico. Segue la stupenda Cuckoo’s Nest di cui Hartford udì la melodia, per la prima volta, da Charlie Collins. Il brano ha un’introduzione veramente accattivante. Molto dolce In Sara’s Eyes, una ballata con in primo piano la steel di Emmons. Tocca poi alla conosciuta Gentle On My Mind ed alla simpatica Boogie, breve flash di quella effervescente arguzia che contraddistingue l’artista. Bello il fiddle di Benny Martin.
Veramente suggestiva l’atmosfera che si respira in The Six O’Clock Train And A Girl With Green Eyes (nella stazione della ferrovia sotterranea, al riparo dalla pioggia… molto dipende dal treno delle sei e da una ragazza dagli occhi verdi). Cito ancora Don’t Try To Hide Your Tears From Me con una chitarra elettrica ed un mandolino molto belli e la buffa Dancing In The Bathtub (ballando nella tinozza) brano vocale di soli 57 secondi.
Hartford è un personaggio da conoscere. La sua musica è molto bella, semplice, divertente, ma mai fine a se stessa. Inoltre ha una voce decisamente buona. Tutto nel nome dell’amore potrebbe essere un’occasione buona per fare la conoscenza di John Hartford.
Flying Fish 044 (Traditional Country, 1977)
Massimo Stefani, fonte Mucchio Selvaggio n. 5, 1978