John McCutcheon – Bigger Than Yourself cover album

Bigger Than Yourself, sesto album dedicato all’infanzia e ai problemi connessi, da parte di un autore che si è specializzato nel genere ricevendo nel corso degli anni diversi awards per il suo lavoro. E’ ben difficile, tuttavia, che queste canzoni e le nobili istanze umanitarie che le pervadono, possano varcare i confini degli U.S.A., paese che a quella fascia d’età, cominciando proprio da Woody Guthrie, ha sempre prestato molta attenzione. Salvo sporadici e pressoché inascoltati tentativi, materiale di questo tipo, da noi, non ha mai attecchito, fatti salvi alcuni jingle televisivi e le manifestazioni storiche, peraltro proposte dai bambini ai bambini.

John McCutcheon che è un musicista navigato, un polistrumentista legato alle radici più profonde del folk americano, ha intrapreso con entusiasmo questa erta salita, ricevendone peraltro apprezzabili riconoscimenti. Chiama Si Khan, al solito, per la scrittura dei pezzi e alla ben composita banda che lo accompagna aggiunge i nomi illustri di Tim O’Brien, mandolinista e fiddler e la dolce Cheryl Wheeler, una delle più lucenti realtà cantautorali del New England.

Come sempre, il disco pesca in sonorità caraibiche, si tuffa in un rock di facile presa, fra Hiatt e il più ironico Wainwright, non disdegna la ballata intimistica, spesso accompagnata da strumenti molto connotati come l’autoharp e l’hammered dulcimer, del quale John è maestro. Confidenziale e stucchevole, troppo spesso musicalmente trascurabile, Bigger Than Yourself è un’operina di facile ascolto, simpatica, ma evanescente. Alle marcette tipo Club di Topolino, agli svolazzi rock, alle promesse non mantenute di OTM, preferiamo i sentiti omaggi a Joe Hill e al sindacalismo storico americano, l’anelito, forse un pò generico all’amicizia, nella lieve Friendship.
Ma con l’esposizione all’aria, evapora tutto.

Rounder 8044 (Folk, 1997)

Francesco Caltagirone, fonte Out Of Time n. 25, 1998

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