Ad un anno di distanza dall’ultima volta che lo abbiamo visto, James indossa ancora lo stesso berretto, e anche Carol Elizabeth si mostra così come se questa fotografia le fosse stata scattata la mattina seguente rispetto a quella che finì sulla copertina di Light Enough To Find My Way, il debutto discografico della coppia, stampato e giunto fortunatamente anche da queste parti circa un anno fa appunto.
Pure le registrazioni, intendo dire il tipo di produzione, di Journey Home già ad un primo, non necessariamente attento ascolto, si dimostrano incredibilmente simili a quelle del precedente disco. A farci quasi pensare che facciano parte delle stesse session.
Il secondo lavoro ufficiale di un artista pare sia un momento importante, il vero banco di prova della sua carriera, vuoi perché tutti sono lì carichi di aspettative nei suoi confronti, vuoi perché egli stesso sa di dover dimostrare che l’originalità (quando c’è) espressa col debutto deve necessariamente consolidarsi in un vero e proprio stile.
Jones & Leva riescono a produrre un sound e, soprattutto, un impasto vocale assolutamente originali, in maniera apparentemente naturale, così come certe voci immediatamente riconoscibili per timbro o cantato, penso a Bob Dylan, J.J. Cale, Van Morrison o Doc Watson.
L’originalità è data dalle due voci, dicevo, e la coppia ne é ben cosciente, lo dimostrano gli arrangiamenti sempre scarni e discreti, adatti a far risaltare questo aspetto della loro arte.
Journey Home per la sua forte similitudine al debutto (potrebbe essere un disco doppio…) esprime rassicurante continuità, perché è fatto di canzoni che godono della ricchezza di essere ‘timeless’, come dicono gli anglosassoni. Sono prodotti che entrano di diritto nella tradizione, dolcemente in equilibrio tra passato, presente e futuro.
Rounder CD 0457 (Old Time Music, Singer Songwriter, Country Acustico, 1998)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 44, 1998
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