Karen Abrahams – Still Feeling Blue cover album

Quando si dice che internet aiuta… Senza questo incredibile strumento a disposizione, mai e poi mai avremmo avuto la possibilità di contattare ed apprezzare l’ennesima newcomer che si affaccia sul mercato delle indies discografiche. Karen è texana ed ha pubblicato a tutt’oggi due album decisamente interessanti.
L’approccio che caratterizza il suo esordio Still Feeling Blue (1997) è tutt’altro che timido e timoroso, come potrebbe essere lecito ipotizzare per un debutto. La scelta dei brani, originali e non, tradisce una caparbietà non comune, una grinta ed una fiducia in se stessa che accompagneranno Karen anche nel suo secondo sforzo, quel For The Love Of The Song che seguirà ad un anno circa di distanza.
Del suo primo progetto la stessa Karen ci dice: “…Sia che lo vogliate definire Americana, roots, alt.country, blues, swing o bluegrass, qui ce n’è per tutti e di tutto un po’. La gente ed i musicisti che ho incontrato e con i quali mi sono esibita mettendo insieme questo album, hanno fatto sì che tutto avesse un senso e che ogni sforzo avesse un suo significato.
Spero vi divertiate ascoltando questi brani tanto quanto ci siamo divertiti noi nel metterli insieme…”. Per quanto riguarda i dodici brani contenuti in Still Feeling Blue, quattro portano la firma della stessa Karen. L’iniziale I Miss Texas, swingata secondo la migliore tradizione del Lone Star State disquisisce in modo intrigante della nostalgia che rattrista qualunque texano/a si debba allontanare dalla sua terra. Gene Elders (fiddle) e Tom Pittman degli Austin Lounge Lizards (banjo) affiancano Karen in maniera efficace, mentre Bobby Snell lavora di fino alla pedal steel.
La chitarra elettrica solista in mano al virtuoso Mike Kearney, la ritmica e soprattutto la voce solista di Karen completano il cerchio per un’apertura di CD davvero fulminante. Sempre a firma della nostra è poi Thinking Of Me, ben decorata dal fiddle (ora imbracciato da Richard Bowden, già negli Shiloh con un imberbe Don Henley – di Eaglesiana memoria – e session man molto richiesto), dal basso acustico (Ivan Brown) e dal banjo (Tom Pittman).

La chitarra acustica solista, manovrata sapientemente da Mike Landschoot, conferisce al brano un vago e gradevolissimo sapore di folk anni ’60, che non mancherà di far sorridere coloro fra di voi che hanno già superato gli …anta. Chiltipin Creek richiama sonorità messicane, appena oltre confine, mentre Dirty Blues è logicamente un omaggio alle sonorità più coloured ed elettriche, rispetto a quanto ascoltato fin qui. Mike Pearson ci dà dentro alla solista elettrica, mentre la sezione fiati (Rick Johnson al sax e Gary Thornton alla tromba) soffiano l’anima nei loro strumenti.
Sul fronte delle covers c’è di che gioire per gli appassionati del country-rock stile anni ’70: Still Feeling Blue e Brass Buttons, entrambi classici del compianto cult-man Gram Parsons, sono ripresi con grande gusto e grinta, convinzione e rispetto per un musicista che non cessa ancora di essere oggetto di tributo dalle nuove generazioni.
La dimostrazione che Karen ha ben imparato la lezione della California anni ’70 è ulteriormente palesata dalla sua interpretazione – in chiave bluegrassata – di White Rabbit (noto pezzo dei Jefferson Airplane a firma Grace Slick). Per il blues di Middle Aged Blues, registrata dal vivo per il live set della stazione radiofonica KUT-FM, Paul Skelton, chitarrista alla corte della Cornell Hurd Band, affianca Richard Bowden con risultati davvero eccellenti.
Ancora in casa blues per Texas Blues, con Gene Elders che fa parlare il suo fiddle magico. Che Karen sappia anche destreggiarsi con i classici tradizionalmente country non è più un mistero dopo aver ascoltato la vibrante e vigorosa rendition di Big River (opera di Johnny ‘Man In Black’ Cash), dove Karen è affiancata da Paul Skelton e Mike Landschoot alle chitarre soliste, per un risultato da manuale.
Grande finale di album con l’immortale White Freight Liner (di Townes Van Zandt), dove la sezione ritmica riprende lo sferragliare del treno, imitata da uno stridente fiddle, che soffre sotto le sollecitazioni di Richard Bowden. Un esordio al fulmicotone, un disco difficile da bissare.
Mozo 502023 (Singer Songwriter, 1997)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 58, 2001

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