Qualcuno, in quel di Nashville, ha deciso di investire sulla musica di qualità e la label, cui è legata anche Emmylou Harris, sforna, in pochi mesi, nuovi dischi di Eric Taylor, Elliott Murphy & Ian Matthews, Delbert McClinton, Greg Trooper e Rosie Flores. Dio li benedica. Ed avrà modo di farlo anche grazie a questa produzione della Campbell, celebrazione di nostro Signore in chiave country-gospel.
Ma parliamo di questa cantautrice, fiore del sud sbocciato tardivamente. Kate Campbell ha iniziato la sua carriera professionale a trentanni ed ha esordito solo nel ’95 con Song Of The Levee. Questa cantautrice del Mississippi si conferma come una delle voci più autentiche e sensibili della folk-scene americana anche affrontando il gospel. Le sue songs sono impregnate da una grazia narrativa, di una visionaria chiarezza, che ne esaltano la dimensione musicale ispirata alla musica americana tradizionale, ponte naturale tra l’interprete folk e quello country in una dimensione tutta sudista dove, sullo sfondo, si stagliano non meno maestosi gli studi dei Muscle Shoals in Alabama. Lo stato dove ora risiede e gli studi dove ha registrato molti dei suoi lavori e ha un contratto come autrice.
Le sue personali country-folk-soul ballads songs sono altrettante storie di personaggi e caratteri tipicamente southern, dove traspare l’identità politica, religiosa, culturale e sociale di una realtà dove le tradizioni sono peculiari quanto radicate. Come negli album precedenti, ricordo, oltre al già citato esordio, il superbo Moonpie Dreams (’97), il pluridecorato Visions Of Plenty (’98) e il recente Rosaryville (’99), tutti registrati per la Compass, questa cantautrice del Mississippi ci offre un’altra manciata di ritratti e paesaggi dove la letteratura americana (Flannery O’Connor, Eudora Welty, William Faulkner..) sembra sposare le melodie dei più diversi generi di musica ‘americana’ in chiave spirituale.
Come termine di paragone hanno scomodato Emmylou Harris, per consistenza e continuità dei suoi lavori, e Lucinda Williams, per l’onestà, la purezza, l’intimismo, il senso della rivelazione, la totale dedizione al proprio lavoro, e a nessun’altra per il personale approccio allo stato dell’arte attraverso le sue composizioni. Una folk-singer cresciuta tra gospel nelle chiese e country e r&b alla radio, nella terra del southern-rock, unite alle capacità letterarie, generano ‘inni cantati nelle chiese che suonano come canzoni ascoltate per radio’.
Se vi addentrate in questo suo quinto album vi troverete proprio questa sorta di magica sintesi poetico-musicale che sembra elevare il gospel al rango di musica popolare e la musica popolare, grazie ad un’iniezione di sentimento, spiritualità ed intensità espressiva dell’interprete, a quello di musica religiosa.
Registrato al Muscle Shoals, con la partecipazione di Walt Aldridge, strumenti a corda, Spooner Oldham, tastiere, Danny Parks, chitarra elettrica, David Hood, basso, e Daryl Burgess, batteria. Le coriste sono le non meno celebri Ava Aldridge e Cindy Walker (Aretha Franklin e tante altre sessions) e la vecchia amica Gena Brown. Wandering Strange si divide in canzoni originali e arrangiamenti della Campbell dì canzoni a sfondo religioso che vanno dal ‘700 ai primi di questo secolo. In questo contesto ben si inseriscono il remake di The House You Live In di Gordon Lighfoot e le nuove canzoni della stessa Campbell. 10.000 Lures, Now Is The Day Of Salvation, Bear It Away e The Last Song sono alcuni dei brani più toccanti ed emozionali che Kate abbia mai scritto. Non è facile per una bianca entrare nel tempio della musica nera e cantare gospel, registrare quegli inni che l’hanno accompagnata sin da bambina.
La Campbell lo fa, con una spontaneità ed una naturalezza tali, che possono essere paragonati solo all’intelligenza, il coraggio e l’onestà intellettuale necessari per realizzare un simile progetto. Kate dà voce a storie di salvezza, di redenzione, mettendole a fuoco, nella sua personale gospel-vision, con grazia, intensità espressiva e vibrante lirismo. Anche se, come descrive nella toccante ed elegiaca Bear It Away (storia di una bomba gettata in una chiesa Battista di Birmingham dove sono morte quattro bambine), la realtà è un’altra, ci apre la porta, in una giornata qualunque, di una delle tante chiese di legno del profondo sud per trovare la pace dello spirito. Neri e bianchi, una volta tanto, uniti in un luogo ideale, cantano le lodi di un Mercifull Jesus in grado di compiere tanto miracolo. Ci vuole coraggio, oltre che talento, per realizzare un album così, grazie!
Eminent 25050 (Singer Songwriter, 2001)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 38, 2001