Louisville, Kentucky, 7 Settembre 1986. Sono circa le tre del mattino, e si sta spegnendo lentamente anche l’ultima jam session nella Galt House, il grande albergo che ospita i musicisti che hanno partecipato al Kentucky Fried Chicken Festival (l’ultimo che la storia ricordi). In un corridoio lancio un “buonanotte” forte e chiaro agli altri Freewheelin’: una ragazza piccolina e scura di capelli si gira di colpo e mi chiede “what do you mean buonanotte? Where are you from?”. E io riconosco, grazie alle foto di Bluegrass Unlimited, il volto di Kathy Chiavola, la cui voce mi ha donato non pochi brividi cantando tenor e high bantone irreali con Harley Allen, Red Allen, Tony Rice e qualche decina di altri nomi storici del bluegrass (a cui si aggiungeranno in breve schiere di grossi nomi del new country). I tre quarti d’ora successivi sono serenamente (e assonnatamente) passati a parlare di musica, del nonno siciliano, di bluegrass, della sua camera, e infine é veramente ‘buonanotte’ per tutti (la sveglia non perdonerà, l’indomani).
Mi trovo dopo quasi sette anni a scrivere di Kathy, e sono felice di parlarne bene: questo suo Labor Of Love, uscito da poco in CD dopo un paio d’anni di oscurità… come cassetta, é uno dei dischi più belli, e intendo dire in assoluto, che abbia ascoltato di recente. No, non é bluegrass, e per giunta a tratti nemmeno country. Ma c’è una fragorosa versione ‘gospel-rock-grass’ di Well All Right (Buddy Holly), con mezza Nashville a fare coro, una swingante Lost Dog Blues con un gustoso assolo di contrabbasso (archetto) di Edgar Meyer, una pacata A Woman In Love di Peter Rowan che più sentita non si può, una Cry Cry Darling che pochi cantano con tanta perfezione, una A Fool Such As I molto stile Patsy Cline (che certo non l’ha mai cantata…) anche, nell’arrangiamento, una tenera Labor Of Love (scritta dalla stessa Kathy per la madre) con un grande Mark O’Connor alla viola, e quella che per me é la vera gemma della collezione, la ninna nanna Distant Melody dal musical Peter Pan, che inumidirebbe gli occhi anche a Polifemo.
E che volete di più? La studio band vede elementi come Jerry Douglas, Stuart Duncan, Vince Gill, Carl Jackson, Larry Paxton, Gary Smith (madonna che assolo di piano su Well All Right!), oltre ai già citati O’Connor e Meyer (tutti amici e collaboratori di Kathy nel corso degli anni), oltre ad una miriade di background vocalists. E quella voce: intonazione irrealmente perfetta, timbrica duttile e costantemente chiara, pura come nessuna altra voce del country, un’impostazione da soprano che però non scade mai negli aborriti Joanbezismi che non sopportiamo più, un fraseggio che se la gioca con la tecnica dei più raffinati strumentisti.
Se non avete confini mentali, se non siete ancora (o più) ossessionati dal ‘solo country e bluegrass, o al massimo rock e blues’, se in una parola sapete apprezzare la buona musica in genere, allora dovete ascoltare o possedere questo album, concedervi l’inevitabile pelle d’oca che la voce di Kathy vi causerà, lasciarvi stupire dall’incredibile versatilità di una cantante cosi ‘anomala’. E so che concorderete, con me, con le parole di Robert K. Oermann, che conclude le note di copertina di Labor Of Love dicendo: “Amo questa voce. Amo questa donna. Amo questo disco. E scommetto che lo farete anche voi”.
RBR 1002 (Country Acustico, 1990)
Silvio Ferretti, fonte Country Acustico n. 19, 1993
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