Una nuova voce si affaccia all’orizzonte della country music contemporanea, quella della kentuckyana Heartwood. Per la verità non si tratta di una esordiente ma con questo True Frontiers si segnala quale autrice ed interprete destinata ad assumere un non marginale ruolo nell’ affermato movimento western-beat. Il suo esordio, Gravity, risale ormai all’83 ma è soprattutto con il suo gruppo di country-rock, Stealin’ Horses, che nell’88 la Heartwood si è fatta conoscere grazie anche alla presenza nel loro omonimo disco di esordio di Neil Young e Pete Anderson. Inoltre ha acquisito una certa notorietà negli States per merito della sua presenza al Farm Aid IV ed ai tours che l’hanno vista aprire i concerti degli Smithereens e dei Kentucky Headhunters.
In questo che, tra esperienze soliste e col gruppo, è a tutti gli effetti il suo sesto album, trovano posto dieci nuove composizioni che rivelano un’artista ormai matura, capace di liriche sensibili in grado di dispensare emozioni. Sia che si tratti di classici country slow come A Finer Shade Of Blue o che affronti il tex-mex di Home, ci troviamo spesso davanti a canzoni con la forza dell’hit-single che lasciano pensare ad una piccola, potenziale nuova Mary Chapin Carpenter e, come per la Carpenter, spesso sono le liriche ad assumere un ruolo decisivo, come in Promised Land, frutto degli anni vissuti nella terra dei Cherokee e che i fortunati possessori di parabola potranno apprezzare pienamente grazie anche al bel video dedicato ai Nativi Americani che è possibile vedere su CMT.
E’ un album capace di offrire, oltre che del sano good time, anche liriche contenenti messaggi che inducono alla riflessione. Musicalmente ancora un’aggiunta di freschezza alla country music, grazie ad un suono progressivo che non necessita assolutamente il dover indossare gli stivali per essere ascoltata.
Waldoxy WCD 2800 (Singer Songwriter, 1993)
Alessandro Maggiori, fonte Out Of Time n. 2, 1994
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