Spesso a Larry Stephenson è stato rimproverato di avere una voce troppo alta (o squillante, qualcuno azzarda stridula). Può anche non piacere la sua voce, ma resta il fatto che il livello dell’artista è notevolmente elevato. E poi, diciamocelo, il bluegrass vuole voci high tenor, e non insipide, perfettine e artificiali voci tipo mainstream country.
Pregevole mandolinista, nasce cinquant’anni fa in Virginia ed inizia la carriera professionistica con i Virginians di Bill Harrell e poi con i Bluegrass Cardinals, per formare nel 1989 una sua, sebbene mutata negli anni, band, con la quale ha assiduamente inciso per la piccola e attiva Pinecastle. In questo Life Stories, oltre ad Aaron McDaris e Dustin Benson, suoi abituali compagni di viaggio, si è anche circondato di autorevoli aiuti come Missy Raines, Shad Cobb e Jim VanCleve, nonché della Weissenborn guitar di Rob Ickes.
Storie di vita, come dice il titolo, dal repertorio tradizionale oppure originali, storie a volte dolorose e violente (gli argomenti del bluegrass sono anche questi), ma sempre raccontate a colori vivaci, a contrastare il triste e pensoso bianco e nero della copertina. È difficile dare preferenze, tutti i brani sono freschi e brillanti, quella di Larry e dei suoi compagni è una musica vivida e pimpante e loro si divertono a suonarla, come nota argutamente Tom T. Hall nella presentazione di copertina. Se proprio si vuole segnalare qualcosa, The Knoxville Boy ha tutti i numeri per emergere, anche se musicalmente mi ha colpito il classico del western swing Deep Water, con il contrabbasso della Raines che propone note inaspettate.
Il suono è chiaro e pulito, davvero ottimo, e la voce cristallina di Larry e l’eccellente tecnica dei suoi amici ci regalano sicuramente un buon disco, alla faccia delle critiche.
Pinecastle 1155 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 2006)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2007
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