Secondo concerto di Laurie Lewis & Grant Street in Italia dopo quello organizzato dalla BCMAI nel 1991. Da allora ho imparato ad ascoltare, nelle canzoni, anche le parole: e, nel caso di Laurie Lewis, questo si rivela fondamentale.
Il concerto si apre con Diamond Joe (e si chiuderà con When The Cactus Is In Bloom): il che dà subito un’idea del taglio che sarà dato al programma. Capisco subito due cose, anzi, tre: che sono tutti in grande, specie con le voci; che il concerto non sarà fatto solo di ‘True stories’ (belle ed emozionanti, ma, onestamente, non per 60 minuti di seguito); e che il sound service è semplicemente perfetto, tanto che, essendo seduto proprio davanti al mixer, mi riprometto di fare i miei complimenti al tecnico alla fine del concerto.
La line up del gruppo vede, ovviamente, Laurie Lewis a voce e fiddle, ancor più ovviamente il di lei fidanzato Tom Rozum a voce e mandolino ed un notevole Dave McLaughlin alla chitarra. Il bassista Jerry Logan, oltre ad essere ovviamente più che all’altezza, si esprime in un italiano discreto (e non capisco perché le sue frasi siano seguite da scoppi di risate: ma ci rendiamo conto che effetto facciamo noi italiani sugli anglosassoni quando ci esprimiamo in inglese?).
All’inizio, e specie sui pezzi più veloci come quelli già citati, o come in My Baby Came Back o una splendidamente arrangiata Things In Life del vecchio Don Stover (che voci!) si sente un pó la mancanza del banjo. Poi però non ci si fa più caso (sorry, Silvio…). A parte il Don Stover citato, una canzone di Hazel Dickens (ma che sia diventato di moda?), un paio di originali di McLaughlin ed un Tango (si, quello argentino) di Tom Rozum, la scaletta procede con pezzi presi dalla discografia della nostra Loretta (traduzione del bassista). Un po’ più ‘grass’ che su CD la bella Val’ Cabin: notevole l’affiatamento vocale su So Sad – e chi ne dubitava?
La cosa migliore sono i duetti tra Laurie e Tom, anche migliori che su disco, a parte un paio di peli nell’uovo che solo Ferretti si sarebbe permesso di rilevare…
A un certo punto si svela il mistero del suono così ben reso: il giovanotto al mixer scompare, e ricompare sul palco, dove imbraccia il contrabbasso. Il tale, oltre che contrabbassista di scorta, è il road manager del gruppo …ma che budget ci vuole per Laurie Lewis versione 1996?
Il bassista è quindi libero di imbracciare …il banjo, diranno i miei piccoli amici. Nossignore, un secondo fiddle per una versione in due di Tallahassee che manda il pubblico in visibilio.
Ormai siamo agli sgoccioli: sempre a twin fiddles sentiamo Who Will Watch The Home Place, che, se su disco è bella, qui mi fa tirare fuori il fazzoletto. Un paio di bis, ed è tutto. Un’ora e mezza, senza intervalli, è volata.
Che dire? Per venire a Trento ho dovuto guidare per 90 minuti, e un pó di più al ritorno perché diluviava, ma ne valeva la pena. Mi dispiace per chi non è potuto esserci. Chi poteva e non ha voluto è uno zamp…, cioè, no, un cioccolataio.
Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 33, 1996