Nell’area dei Southern Appalachians invece le contra dances non ebbero mai molto seguito; ad esse venivano preferite altre danze, in pratica quelle che erano inserite nella prima edizione del Playford assieme alle contra. E così, come per la musica, sugli Appalachi sopravvissero a lungo, quasi inalterate, forme di ‘circle dances’ (danze eseguite in cerchio) e ‘four couple formations’ (specie di contra eseguite in cerchio) praticamente estinte nella patria di origine.
La presenza o meno del fiddle (strumento del diavolo!) per l’accompagnamento delle danze era legata alla morale religiosa locale. Qualsiasi occasione era buona per danzare; musica e ballo avevano una grossa funzione socializzante. Ma il temperamento caldo e la marcata gelosia degli uomini della frontiera appalachiana, caratteristiche queste ereditate dai loro antenati scozzesi, portarono spesso nei secoli passati fatti di sangue, con lunghe e cruente faide (feuds), scatenate a volte dal semplice non permettere che la ‘propria’ donna ballasse con altri, anche se questo rientrava nella dinamica del ballo. Il tentativo di eliminare tali cause di dissidio, unitamente ai soliti pregiudizi religiosi e morali che il ‘Great Awakening’ ottocentesco non contribuì di certo ad attenuare, condussero le popolazioni appalachiane a sviluppare una forma alternativa di divertimento, i ‘playparty games’. A metà strada tra le square dances e i singing games dei bambini, i playparty, pur mantenendo figurazioni drammatiche come la scelta del partner (ovviamente da parte dell’uomo!) o lo scambio di partner, si eseguivano tenendosi pudicamente per mano invece che per la vita; il tutto senza alcun accompagnamento strumentale.
West
Negli avamposti di frontiera e negli insediamenti minerali che sorsero qua e là nell’Ottocento lungo le piste tracciate nella corsa verso l’Ovest, il ballo era un intrattenimento sociale molto apprezzato; ed in accordo con l’estrazione sociale e l’educazione (o forse è il caso di dire ‘rozzezza’) dei primi coloni, era decisamente vigoroso, spesso grossolano. I nuovi coloni provenivano in parte dal New England, dove le contra dances erano ancora le danze più popolari, in parte dalle regioni montagnose del Sud-Est, dove erano preferite le square dances; infine c’erano i nuovi arrivati, i neo-immigrati dall’Europa, che portarono con loro danze molto diverse, come la polka e soprattutto il valzer, la prima round-dance a coinvolgere masse enormi e a riempire le sale da ballo, entrambe queste danze furono integrate nel popolare ‘cotillion’, una specie di quadriglia, ovvero una square, ma eseguita in modo molto più marcato ed accelerato, il che strappò frasi di condanna e di messa al bando alla Chiesa e ad una opinione pubblica moralista, scandalizzata dalle ‘lascive’ pose assunte dalle coppie.
La figura del ‘caller’ ebbe sulla frontiera un successo superiore a quello che ebbe nella stessa Europa; fiddlers e callers creavano continuamente nuove danze utilizzando i brani musicali della tradizione o le nuove canzoni di Stephen Foster ed altri compositori dell’epoca. Divenne tradizione per i fiddlers chiamare le danze suonando, con uno stile e delle maniere non esattamente in sintonia con lo stile che imperava nelle città della costa Est.
Poiché la popolazione nel West era all’epoca quasi esclusivamente maschile, per le danze i pionieri assoldavano spesso donne indiane. Solo con la completa civilizzazione del West e con la nascita di grosse città i costumi si ingentilirono e la violenza e l’aggressività delle danze del West si stemperò.
Cittá e campagna: le Country Dances verso il XX Secolo
Negli ultimi decenni dell’Ottocento negli Stati Uniti si andarono differenziando, anche per quanto riguarda il ballo, due realtà: una rurale e una urbana. Nel New England, nel Sud, nel West, gli abitanti delle campagne e dei piccoli centri agricoli continuavano a eseguire le vecchie, semplici danze della tradizione. Nelle grandi città venivano invece adottati nuovi stili e nuovi balli, la figura dell’insegnante di ballo professionista era ormai radicata, manuali e manualetti che descrivevano le danze alla moda circolavano nelle mani delle persone più disparate. Ma, a causa dell’ancora imperante odio verso gli inglesi, le danze più popolari nell’ultimo secolo erano state completamente sostituite da quadrilles (di origine francese) e rounda dances (vale a dire i balli di coppia, waltz e polka, divenuti popolari nell’Europa Centrale). Alle contra dances ed alle squares tradizionali erano riservati generalmente spazi limitati. Al termine del lungo processo messo in moto dalla Guerra Civile (rivolgimenti sociali, industrializzazione, fenomeni di inurbamento e spostamento di grandi masse verso le città industriali del Nord), la cultura popolare e lo stile di vita precedenti in massima parte si persero, sopravvivendo soltanto nelle zone rurali più isolate e non coinvolte in questo processo.
Nonostante tutto, nel New England sopravvissero le contra dances ed i kitchen junket. Quanto al Sud, i danni, materiali e sociali prodotti dalla Guerra Civile (faide tra famiglie nate da rivalità non sopite, insofferenza e disobbedienza civile nei confronti dei vincitori ‘Nordisti’) resero ancora più chiuse ed isolate quelle popolazioni rispetto al resto del Paese, a dispetto della penetrazione del Capitale nella regione per lo sfruttamento delle risorse naturali. Questo ha comportato come conseguenza secondaria la sopravvivenza dell’antica musica da ballo, con il fiddler a far da figura centrale ed uno dei danzatori a chiamare le figure, semplici ed in numero limitato; ma il tutto con molta misura, per non rischiare la dannazione eterna, come propagandato dalla morale delle chiese fondamentaliste locali.
Quanto al West, visse un’esperienza particolare, con lo sviluppo delle città e di una cultura corettica urbana che imitava quella delle grandi città della costa Est (New York, Boston) da una parte, con il nascere di uno stile regionale risultato del crogiolo di razze e di esperienze della frontiera dall’altra.
Il prevalere della cultura rurale non è sorprendente se si pensa alle possibilità che la conformazione dei territori del West offriva a coltivatori ed allevatori. Ed è proprio nelle aree rurali che il relativo isolamento rispetto alla cultura urbana permette la standardizzazione del ‘Western Square Dance’, risultato della fusione delle antiche country dances con la popolare quadrille e il cotillion, ma eseguite con molta più partecipazione fisica, emotiva e creativa, vista anche l’assenza di equivalenti del Playford. E l’identificazione che nella seconda metà dell’Ottocento si cominciò a radicalizzare nell’opinione pubblica americana rispetto al binomio ‘West-Cowboy’ portò alla popolare denominazione di ‘Cowboy Square Dance’. La conclusione è che oggi, a distanza di quasi un secolo, se è possibile conoscere tante danze popolari americane tradizionali e tracciarne la storia, molto è dovuto a queste ‘sopravvivenze’ estranee alla fase di industrializzazione della civiltà americana e prive di qualsiasi legame rito-funzione, essendo ormai funzionali al solo divertimento.
Prima di passare ad esaminare le fortune delle danze popolari nel corso del XX secolo, un cenno a parte sul clogging. Si tratta di un tipo di danza individuale che tradizionalmente nel Sud costituiva un intermezzo delle danze collettive. Clogging (nel Sud) ovvero ‘buckdancing’ (più genericamente) è nient’altro che ballare battendo i piedi a tempo con la musica. Il fatto che danze simili si riscontrino presso gli Indiani, tra i Franco-Canadesi (i ‘Cajuns’) della Louisiana, tra gli ‘step-dancers’ di origine irlandese nonché tra i ‘black-entertainers’ e negli spettacoli di ‘vaudeville’, crea qualche difficoltà al tentativo di rintracciarne un’origine comune. Ma il fatto che sia divenuto una caratterizzazione tipica dei balli rurali del Sud-Est suggerisce di cercarne le tracce in quest’area. Probabilmente si tratta di uno dei tanti esempi della mescolanza delle culture dei bianchi e dei neri. Anticamente, nelle piantagioni, la musica per i balli era eseguita da soli neri, sia perché musicalmente e ritmicamente molto dotati, sia perché non esposti come i bianchi al rischio di una condanna della morale religiosa. L’influenza reciproca tra le due culture impedisce di risalire con certezza all’origine del clogging.
Un’altra ipotesi che fa risalire il bukdancin’ ai Cherokeee, fa riferimento ad un cerimoniale indiano in cui un guerriero, fingendo di essere un daino (‘buck deer’), danza battendo ritmicamente i piedi. Ma, che fosse di origine indiana, nera, o derivasse dalla step-dance irlandese, il clogging venne notevolmente alterato e modificato dai bianchi divenendo caratteristico del bravo danzatore e distintivo, più in generale, delle popolazioni non acculturate dell’America rurale; essendo invece bandito dall’America urbana, più attenta nel seguire mode e stili di ballo più europei e più confacenti alla vita urbana.
Il Revival
II revival delle danze popolari in America è legato ad alcuni personaggi-chiave che con il loro lavoro appassionato hanno portato a conoscenza del grosso pubblico un prezioso patrimonio. L’etnomusicologo inglese Cecil Sharp, noto ed apprezzato per i suoi lavori sulla musica popolare di origine inglese in suolo americano, scopre nel New England – durante i suoi viaggi di ricerca dei primi decenni del ‘900 – la sopravvivenza delle contra dances della tradizione britannica. In seguito al suo minuzioso lavoro riesce a convincere gli educatori a inserire danze popolari nei programmi di educazione fisica.
Nel 1926 Henry Ford, con l’aiuto della moglie e di Benjamin Lovett, pubblica Good Morning: After A Sleep Of Twenty-five Years, Old-fashioned Dancing Is Being Revived By Mr. Mrs. Henry Ford. L’esposizione e il taglio dati alla trattazione erano eccessivamente moralistici e contenevano sofisticazioni e stilizzazioni che non rendevano certo giustizia al sapore genuino originario delle danze. Nonostante ciò, il risultato doveva andare oltre le speranze dei suoi stessi autori, tantoché il ‘Ford’ divenne manualetto indispensabile, un riferimento per tutti gli appassionati.
Negli anni ’30 Beth Tolman e Ralph Page (quest’ultimo fiddler a tempo perso e caller di rilievo), parallelamente al loro lavoro didattico, iniziano a pubblicare su riviste specializzate articoli sulle danze popolari del New England. Il loro lavoro di pubblicazione e di ricerca sulle contra dances ha la sua veste editoriale nel fondamentale The Country Dance Book (1937).
Degli stessi anni è la fondazione della Highlander Folk School sulle Cumberland Mountains del Tennessee, che segna l’inizio della riscoperta in grande stile della tradizione appalachiana. Figure di rilievo per la riscoperta della tradizione del West sono stati Lloyd e Dorothy Shaw, che partendo da un lavoro di istruttori di danze popolari europee giungono a ricercare e scoprire antiche, autentiche danze dei cowboys, pubblicando infine Cowboy Dances. Si tratta di square dances con elementi del ‘running set’ appalachiano ma rigorosamente per quattro coppie, e con figure western di nome (‘Texas Star’, ‘Wagon wheel’, ecc.) e di esecuzione.
Negli anni ’50 esplode il boom delle square dances: sorgono ovunque sale dove si eseguono esclusivamente tali danze, club, associazioni di clubs, associazioni di callers, nelle zone urbane come in quelle rurali.
Ancora oggi il fenomeno è vissuto con interesse e partecipazione, anche se – fortunatamente – le strutture di club di stampo anni ’50, con le loro rigide regole, l’abbigliamento curato, una certa compostezza, sono state affiancate da manifestazioni e partecipazioni più popolari e con maggiore attenzione alle funzioni di aggregazione sociale e divertimento. Ad ondate successive, parallelamente al revival della old-time music (quindi negli anni ’60 e nuovamente negli anni ’70) l’interesse per tutte le danze popolari va sempre crescendo, portando alla riscoperta anche del dimenticato ‘clogging’. E la estesa (come numero e come estrazione sociale) partecipazione a corsi, manifestazioni e balli pubblici, è una dimostrazione della forza di questa tradizione.
Mariano De Simone, fonte Country Store n. 34, 1996