Sono ormai parecchi i chitarristi bianchi che, con passione ed impegno, si cimentano nella fedele riproduzione delle tipiche sonorità blues anni ’40 e ’50. Esiste anche, pur se in misura notevolmente più contenuta, un fenomeno controtendente; ossia, il chitarrista nero, magari giovane, che desidera far suo uno stile tipicamente bianco, scegliendo quindi Stevie Ray Vaughan come punto di riferimento. Il quale a sua volta privilegiava un sound fine Sessanta inizio Settanta, fatto sì da e per i bianchi, ma guarda caso inventato proprio da un nero: Hendrix. Orbene, il mancino Manuel Gales (in arte Little Jimmy King) ed il suo Something Inside Of Me, confermano l’effettiva esistenza di questa fenomenologia.
Intanto il nome: Little Jimmy sta in realtà per ‘Jimi in miniatura’ — Hendrix appunto — per via, ovviamente, sia dei gusti manifestati che dei risultati raggiunti già nelle fasi iniziali della carriera; ‘King’ arriva direttamente da Albert, nella cui band Little Jimmy ha militato per un paio d’anni, guadagnandosi, proprio dalla buon’anima, cotanto completamento di nickname.
Invero, l’eredità più evidente ed apprezzabile di questo incontro artistico risiede nell’utilizzo dello stesso modello di chitarra, la Gibson Flying V, a freccia appunto.
Per il resto Little Jimmy King è chiaramente invaghito di Stevie Ray Vaughan, suona come lui, ed in questo secondo disco su Bullseye si fa addirittura accompagnare dai Double Trouble, Tommy Shannon, basso, e Chris Layton, batteria, oltreché dal produttore Ron Levy all’organo.
Il trattamento ‘Seventies’ è così garantito a tutti i brani di questo Something Inside Of Me, indipendentemente dall’origine (periodo-autore) e financo si recupera un reperto di quel periodo, Strange Brew dei Cream.
Conclusione: un disco con un target di utenza ben circoscritto, che però lo apprezzerà sicuramente.
Bullseye BB CD 9537 (Blues, Texas Blues, 1994)
Renato Bottani, fonte Out Of Time n. 4, 1994