Liz Meyer - Womanly Arts cover album

Signore e signori benvenuti alla nuova puntata de ‘I misteri del bluegrass’. La protagonista di questo numero è tale Liz Meyer, una signorina dai lunghi capelli castani che si propone in copertina coperta da un semplicissimo vestitino nero e accompagnata da una vecchia Martin che sembra averne viste delle belle.
La prima sorpresa giunge nel momento in cui si esamina la ‘quarta di copertina’: sotto gli occhi sbalorditi dell’attento esaminatore si dipana una lista di musicisti-collaboratori tale da far rabbrividire anche il meno freddoloso degli appassionati esquimesi. Il numero dei musicisti utilizzati in questo disco sarebbe certamente sufficiente per la realizzazione di una collana sulla musica tradizionale americana ad uscite settimanali ‘nelle migliori edicole!’. Il secondo, inquietante interrogativo si propone, almeno nel mio caso,
all’ascolto della voce della nostra Meyer: nel senso che probabilmente non sarò mai in grado di stabilire se mi piaccia o meno.

I brani, comunque, quasi tutti composti dalla stessa Meyer, non sono per niente malvagi anche se, visto il calibro degli accompagnatori, potrebbero essere certamente meglio eseguiti. Mi sembra giusto, a questo punto, citare alcuni fra i musicisti che hanno partecipato alla registrazione di questo disco: ad aiutare Liz nei cori troviamo ad esempio John Cowan, Jonathan Edward, John Duffey, Pat Flynn, Emmylou Harris e David Parmley, fra i violinisti: Byron Berline, Jim Buchanan, Sam Bush, Mark O’Connor, Blaine Sprouse, fra i mandolinisti: Sam Bush, David Grisman, John Duffey e Akira Otsura (addirittura dal Giappone), fra i dobroisti: Mike Auldridge e Jerry Douglas, fra i chitarristi: Dan Crary, Pat Flynn, Danny Gatton e altri, ai banjos: Bela Fleck, John Hickman, Bill Keith, Dick Smith, altrettanto famosi sono i bassisti Rob Wasserman, Larry Paxton, John Cowan e la lista non finisce qui…

Tutte queste ‘personcine’ interpretano alcuni brani bluegrass in chiave molto ‘new grass revival’ fra cui spicca meno ‘newgrassiana’ di tutte, una versione incredibilmente kitch di No Curbe Service che Liz Meyer canta in compagnia di John Duffey, il re del kitch.
Altri brani sono proposti in arrangiamenti più countryeggianti, con un suono che potrebbe ricordare la fine degli anni ’70 (leggi Nicolette Larson e simili) come per esempio la title track Womanly Arts. C’è pure un non malvagio tentativo di new acoustic music in compagnia di David Grisman in Footlights.
Sono pervenute notizie riguardanti la fortunata carriera di Liz, costellata di collaborazioni con i più incredibili musicisti da Tony Rice ai Beach Boys; a questo punto si propone un ennesimo interrogativo: “come mai la nostra Liz non registra per una casa americana offrendo invece i suoi servigi ad una casa olandese?”. Mah.

Strictly Country SCR 37 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 1995)

Ruben Minuto, fonte Out Of Time n. 9, 1995

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