Los Lobos

Mini tour dei Lupi (Los Lobos) in Italia e Svizzera e in altri paesi europei. Si comincia con la loro performance al Festival di Pistoia 2015 martedì 7 Luglio ma io ero a Zurigo a sentire John Hiatt, perciò non avendo il dono della ubiquità non ho potuto vederli. In compenso, insieme al mio caro amico Mario Misomalo che mi ha convinto a fare questo piacevolissimo tour de force, sono stato a vederli e sentirli per tre giorni e tre sere di fila a Faenza, Lugano e Monforte D’Alba.

Ma andiamo con ordine e facciamo subito alcuni commenti a caldo, alcune precisazioni e considerazioni doverose. Esco subito allo scoperto nel dichiarare che penso che i Los Lobos sono e siano una delle più belle realtà musicali al mondo e senza alcun ombra di dubbio.

Soprattutto nelle due date di Faenza e Monforte d’Alba ho avuto modo di avvicinarli nuovamente, cenare con loro, stare nel backstage e nei camerini con loro e di stare comodamente seduti nella hall dell’albergo che ospitava il sottoscritto e i Lupi di East Los Angeles, lo splendido Hotel Calissano di Monforte, davanti a un bicchiere di vino a chiacchierare e conversare piacevolmente con Cesar Rosas, la sua fidanzata, Steve Berlin e con David Hidalgo.

Con Steve l’appuntamento era in albergo venerdì 10 Luglio alle ore 18.00. L’incontro era in un certo senso importante, in quanto presente al nostro colloquio era Paolo Bonfanti, il quale ha appena pubblicato il suo splendido album Back Home Alive, registrato dal vivo al Teatro Municipale di Casale Monferrato il 28 Febbraio 2015. L’album è prodotto da Steve Berlin e Paolo ha personalmente dato una copia del suo nuovo CD a Steve Berlin e al sottoscritto!

Ricordo che lo scorso Ottobre 2014 ho chiamato al telefono Steve Berlin, eccellente produttore, sassofonista e tastierista dei Los Lobos, che ha accettato di buon grado di produrre questo disco del chitarrista mancino di Genova Sanpierdarena, Paolo Bonfanti, una delle gemme e dei gioielli più preziosi del panorama blues italiano.
Detto questo, Paolo aveva con sé la chitarra come richiesto da Steve Berlin stesso e a Monforte è salito sul palco a suonare con i Los Lobos! Non male.

A Faenza, nell’ambito del Festival Strade Blu splendidamente organizzato da Antonio Gramentieri, ero già stato il 22 Agosto 2011 per ascoltare un geniale e inedito duo con Marc Ribot e David Hidalgo (piccolo genio, multi strumentista, session-man ricercatissimo, autore di numerose melodie e canzoni senza tempo dei Los Lobos). Ecco quindi il mio ritorno al Festival open air di Strade Blu a Faenza in Piazza Nenni, dove i Los Lobos si sono presentati per un concerto a dir poco esaltante.

Oserei direi che i ‘Grateful Dead hispanici’ come mi piace poterli definire, dal vivo sono sensazionali. i Los Lobos, per chi non li conoscesse, sono un gruppo musicale chicano statunitense di musica rock, fortemente influenzati da country, folk, R&B, tex-mex e blues, formatosi a Los Angeles nel 1973. Conosciuti nel mondo per il rifacimento de La Bamba, colonna sonora dell’omonimo film, scritta dal defunto Ritchie Valens, a cui il film è dedicato.

Al loro attivo dal 1976 al 2015 oltre una ventina di album, quattro compilation ufficiali, alcuni dischi dal vivo, diverse colonne sonore, dischi per bambini e innumerevoli collaborazioni e partecipazioni ad altre incisioni, di cui almeno una trentina ufficiali. In seguito, per alcuni di loro ci saranno anche le avventure con i Los Super Seven e i Latin Playboys, progetti dediti al patrimonio popolare tradizionale ispano-americano.

I primi lavori della band californiana …And A Time To Dance del 1983, How Will The Wolf Survive? del 1984, By The Light Of The Moon (1987), La Pistola Y El Corazon (1988), The Neighborood (1990) sono tutti album eccellenti, da non lasciarsi scappare, da ascoltare più volte a dimostrazione di una formazione a dir poco stellare che spazia meravigliosamente dal rock, al blues al tex-mex e al rhythm and blues con una maestria più unica che rara.
Nel 1992 hanno pubblicato Kiko che nella loro discografia rappresenta il momento più alto e ambizioso, un concentrato di genialità compositiva e strumentale. Un disco in cui la band era allora ricerca di nuove sonorità, mai banali, una perfetta sintesi di straordinaria suggestione tra roots-music, rock, sperimentalismo lunare, musica tradizionale messicana, sonorità moderne, innovazione e tradizione allo stesso tempo, nell’album della svolta.

Nel 1996 l’ennesimo disco rivoluzionario Colossal Head dove ancora una volta il gruppo chicano con radici messicane si contraddistingue nelle loro scelte, spesso difficili e controverse in un mondo in cui tutto ciò che non è yankee è trattato spesso con leggerezza e in maniera dispregiativa. Tom Waits ha dichiarato una volta su David Hidalgo, “il cubista per eccellenza della musica americana, uno dei pochi geni che ho conosciuto”. E sui Los Lobos, Tom Waits ha dato una definizione perfetta, paragonandoli a Picasso e definendoli ‘dei cubisti del rock’.

Lo scorso anno i Los Lobos dovevano suonare a Faenza poi il tour è saltato per cui quest’anno il gruppo era per davvero molto atteso e non ha deluso il gremito pubblico in piazza (almeno 800 persone) per un costo del biglietto non esoso, 15 Euro. I brani eseguiti a Faenza, mercoledì 8 Luglio 2015, comprendevano quindi l’iniziale Anselma, What Can l Say, Will The Wolf Survive? Cumbia Raza, Come On Let’s Go di Ritchie Valens, I Walk Alone, Tin Can Trust, Maricela, Estoy Sentado Aqui, Mas Y Mas, Volver Volver e una sorprendente e inattesa cover di She Is About A Mover del 1965, in piena aria e festa tex-mex del Sir Douglas Quintet di Doug Sahm e Augie Meyers, con David Hidalgo (chitarrista, fisarmonicista e voce solista fin qui) seduto invece alla batteria!

Si può dire che i bis hanno superato in durata l’intero concerto o quasi! I Los Lobos sono in perfetta forma e desiderosi di lasciare l’immagine di un concerto memorabile. I bis (encores) attaccano con la splendida Dont’ Worry Baby firmata da Cesar Rosas, Louie Perez e T- Bone Burnett, La Bamba cantata gioiosamente a squarciagola anche dal pubblico e con David Hidalgo voce solista, Good Lovin’ degli Young Rascals di Felix Cavaliere in medley con La Bamba, I Got Loaded, Cinnamon Girl di Neil Young e in onore del nostro amico Luigi Piaserico (alias Gigi Hendrix) Are You Experienced di Jimi Hendrix!

La band dei Los Lobos è formata da musicisti straordinari come Cesar Rosas (voce solista in alcuni brani, soprattutto tex-mex e mariachi e chitarra solista), David Hidalgo (voce solista, chitarra, fisarmonica e batteria), Louie Perez (solitamente suona sempre i primi tre pezzi di ogni concerto alla batteria poi si posiziona al centro del palco e si cimenta con chitarra, guitarron e canta), Conrad Lozano al basso (sempre gioviale, sorridente e si diverte sempre come fosse al suo primo concerto!), Steve Berlin (sax, tastiere) e alla batteria il giovane ma eccellente Enrique ‘Bugs’ Gonzalez. I Los Lobos sono una vera enciclopedia sonora che spazia nei più svariati generi, suonati in maniera impeccabile tra melodie memorabili, la tradizione e le radici della musica americana e la brillantezza della contemporaneità.

Giovedì 9 Luglio 2015 è la volta della loro esibizione a Lugano nell’ambito del Lugano Estival Jazz 2015. Prima di loro il Marco Pacassoni Quartet, maestro italiano di vibrafono e marimba e in seguito Chuco Valdes (Jesus Valdes Rodrigues nato a Quivican nel 1941) e la sua band, un gigante della musica contemporanea, pianista, compositore e arrangiatore cubano, senza alcun dubbio una tra le figure musicali più influenti nel Jazz-Afro-cubano moderno. I Los Lobos sono saliti sul palco intorno alla mezzanotte e la loro performance ha confermato i buoni propositi di una band in auge da oltre quarant’anni di carriera, nati suonando ai matrimoni, ai parties e nel ‘barrio’ dei ristoranti rigorosamente acustici e senza fisarmonica già a fine anni ’60 ed ufficialmente nel 1973, cresciuti nei quartieri chicani di East di Los Angeles (della formazione originale il solo Cesar Rosas è nato in Messico, Steve Berlin a Philadelphia, Louie Perez, Conrad Lozano e David Hidalgo nell’East L.A. e il nuovo batterista Enrique Bugs Gonzalez in Messico).

La band nasce dall’incontro tra David Hidalgo e Louie Perez, compagni di scuola alla Garfield High School in East L.A. a cui si aggiungono gli altri elementi, Conrad Lozano e Cesar Rosas e per ultimo Steve Berlin (ex The Blasters dei fratelli Phil e Dave Alvin). I cosiddetti ‘Lupi del Barrio East’ già vincitori di tre Grammy Award meritano sicuramente un ascolto più attento (la maggior parte li conosce purtroppo e ahimé soltanto per la loro formidabile interpretazione di La Bamba del leggendario Ritchie Valens) e a Lugano il pubblico accorso numeroso è rimasto deliziato dal loro sound potente, sanguigno, originale e meticcio.

Mi viene spontaneo allora un piccolo sfogo, ossia il destino dei migliori che in un modo o nell’altro sono travisati e i Los Lobos da sempre hanno subito torti e indifferenza se non razzismo latente. l Los Lobos hanno un marchio di fabbrica, un sound peculiare, sono una ‘music family’ ma hanno sempre saputo rinnovarsi e incidere album leggendari dal sound e dagli stili più svariati, spesso spiazzando pubblico e critica.

A Lugano, i Los Lobos hanno dimostrato valore e classe in un tourbillon di suoni aiutati da un impianto audio assolutamente stellare. ll repertorio li ha visti protagonisti con Anselma, le atmosfere notturne e lunari di Kiko And The Levender Moon, il rock and roll di Don’t Worry Baby suonato come bis, ma anche Come On Let’s Go di Ritchie Valens, La Bamba in medley con Good Lovin’ dei Young Rascals (genere: blue-eyed soul targato 1966), I Can’t Understand e una super versione di Papa Was A Rolling Stone (dei Temptations del periodo 1972) in medley con One Way Out di Sonny Boy Williamson ll e Elmore James ma conosciuta anche nella versione della Allman Brothers band che l’hanno incisa nel 1972 nel loro mitico album Eat A Peach. In chiusura, Georgia Slop una ballata soul di Jimmy Mc Cracklin, costui negli anni ’80 aveva aperto un loro concerto e i Los Lobos hanno inciso questo brano nel loro album The Neighborhood del 1990.

La terza giornata e serata a Monforte d’Alba è stata la più sorprendente per alcuni aspetti. Innanzitutto il pomeriggio passato con loro in albergo ad Alba con l’amico Mario Misomalo e Paolo Bonfanti, dove la nostra piacevolissima conversazione mi ha dato la possibilità di carpire molti aspetti di questi musicisti superlativi che, umanamente parlando, mi hanno molto colpito e arricchito con la loro spontaneità, semplicità, modestia e cultura. Poi la cena e la possibilità di salire in alto all’Auditorium in auto arrivando sul palco stesso.

I Los Lobos hanno eseguito alcuni dei loro cavalli di battaglia, alcun pezzi storici come How Will The Wolf Survive?, Cumbia Raza, Short Side Of Nothing (da Kiko), Estoy Sentado Aqui, Volver Volver composta da Fernando Maldonado, un classico waltzer messicano con la magica fisarmonica di David Hidalgo e la splendida voce di Cesar Rosas. A seguire, Set Me Free Rosa Lee. Gli ospiti non sono mancati. La bellissima e sofferta Prenda Del Alma è cantata in italiano da Vinicio Capossela, mentre nella seconda parte è Cesar Rosas a cantarla in spagnolo. Prenda Del Alma era stata incisa dai Los Lobos nel loro album By The Light Of The Moon del 1987.

Vinicio Capossela ha incontrato David Hidalgo nel tardo pomeriggio in albergo e preso gli accordi per la ospitata notturna in Prenda Del Alma. Invece, Volver Volver, una delle più sentite canzoni interpretate dai Los Lobos molto spesso, è un meraviglioso brano di Fernando Maldonado Rivera che era già stato inciso in Italia con il titolo Tornar, tradotta da Vinicio Capossela, Paolo Rossi e Giampiero Solari, già incisa nel 1993, ma tornata di moda perché è la stessa Volver, cantata da Carlos Gardel che dà il titolo al film omonimo Volver nel 2006 del regista spagnolo Pedro Almodovar Caballero.

La versione di Rossi-Capossela dal vivo appare nel disco del comico Paolo Rossi dal titolo In Italia Si Sta Male (Si Sta Bene Anziché No) del 2007 per la Bmg. Si dice anche che nel prossimo album di Vinicio Capossela ci saranno numerosi ospiti e importanti artisti americani, tra cui i Los Lobos.

Nell’ultima parte del concerto è salito sul palco Paolo Bonfanti, in un finale trionfante e travolgente e con l’esecuzione di quattro brani: Don’t Worry Baby con David Hidalgo alla batteria, mentre Cesar Rosas e Paolo Bonfanti hanno magnificamente duellato alla chitarra solista in Don’t Worry Baby, La Bamba (con David Hidalgo alle tastiere e voce solista), Good Lovin` sempre in medley con La Bamba e May Y Mas.

Ammiro incondizionatamente i Los Lobos per la loro raffinata intelligenza nel comporre ed eseguire musica, questi tre concerti mi hanno dato ragione, la band gode di ottima salute. Che dire di più: sono semplicemente sublimi, spettacolari, eccellenti, strepitosi.

Aldo Pedron, fonte Late For The Sky n. 123, 2015

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