Lucinda Williams - Lucinda Williams cover album

Chi ha apprezzato Car Wheels On A Gravel Road, che ha avuto consensi di critica, di pubblico e, quel che più conta, elogi dai colleghi, senza pari di qua ed al di là dell’oceano, potrà valutare pienamente la portata di un avvenimento come la ristampa di questo album dell’88, pubblicato originariamente dalla Rough Trade. Lucinda Williams, texana d’adozione ma nativa della Louisiana, è già al culmine della maturità artistica evidenziata negli anni successivi, tanto come interprete che come autrice.

Nella prova di mezzo della sua limitata discografia, cinque soli albums dall’esordio agli inizi degli anni ’70 (Ramblin’on My Mind, ’79, Happy Woman Blues, ’80, e Sweet Old World, ’92, sono gli altri, con alcuni lavori incompiuti o non pubblicati sugli scaffali delle majors), Lucinda rivela di contenere, in un’unica personalità, i talenti di rockeuse impareggiabile, antesignana roots-artist, folk-singer senza tempo, country-balladeer, blues-woman. Qualità che trovate singolarmente in un solo cantautore o musicista fanno gridare al miracolo, convivono in lei con grande naturalezza, senza sforzi o conflitti di sorta. Riascoltare il suo omonimo album rimasterizzato, arricchito da sei inediti dal vivo, in una lussuosa confezione con foto, descrizioni delle canzoni della stessa autrice, note di copertina del padre, poeta e scrittore, oltre che critico musicale, diventa un avvenimento.
Lucinda Williams, registrato in California e prodotto da Lucinda con Gurf Morlix e Dusty Wakeman, pur con meno ospiti celebri, ha la stessa formazione dell’ultimo lavoro: Lucinda, voce e chitarra acustica, John Ciambotti, basso, Donald Lindley, batteria, e Gurf Morlix, che si occupa di ogni sorta di strumento a corda. Nella sua tipica dimensione rilassata, southern e rootsy se vogliamo, con quella seducente voce gradevolmente roca, Lucinda inanella una serie di ballate di straordinaria bellezza, con una capacità di alchimia tra i vari generi citati degni di una maga. Apre con una road-song rock, I Just Want To See You So Bad, con chitarre ed organo in evidenza, Skip Edwards, e prosegue con una toccante ballata al femminile, The Night’s Too Long.

Abandoned, una triste e corposa song già ripresa da Linda Thompson sul tema della perdita della persona amata, mentre Big Red Sun Blues ci proietta in atmosfere tex-mex, con sonorità border care a Dough Sahm.
Like A Rose è una scarna ballata acustica in chiave folk di straordinaria bellezza mentre l’incalzante rock di Changed The Locks, poi entrata nel repertorio di Tom Petty, ha un crescendo elettrico e duro sottolineato dall’armonica di Juke Logan.
Il clou dell’album è naturalmente Passionate Kisses, portata al successo in chiave più country dalla sua ‘fan’ Mary Chapin Carpenter qualche anno dopo. La sua versione ha il passo, e la chitarra, del capolavoro di Jacky DeShannon When I Walk In The Room.
Am I Too Blue, percorsa dalla pedal-steel, Crescent City, Louisiana country-song con il violino di Doug Atwell in evidenza sulle chitarre già interpretata dalla Harris, Side Of The Road, grande e nostalgica ballad con il violino ancora protagonista e Price To Pay, portata al successo in Canada dai Prairie Oyster, sono i brani più country oriented ma con una struttura sonora personalissima e rootsy, che rende uniche le melodie, toccante il suo modo di interpretarle. Chiude in chiave blues con la classica e slide I Asked For Water (He Gave Me Gasoline), Howlin’ Wolf.

La parte live è tutta in dimensione blues, vicina ai due albums per la Folkways, e dimostra, con citazioni, la sua conoscenza tanto degli interpreti storici del Delta blues che del British-blues. Nothing Is Rambling, dal repertorio di Memphis Minnie (e Lucinda non manca di citare la versione di JoAnn Kelly), Disgusted sono pure solitarie performances alla national-steel guitar nello spirito delle origini di questi brani.
Side Of The Road è una ballata unplugged con Morlix e Ciambotti, sempre realizzata live per una Radio di L.A..
Con Goin’ Back Home, datata ’83, un duetto con Taj Mahal, chitarra ed armonica, ritorna al blues del Delta.
Chiudono Lucinda Williams due ballate unplugged registrate ancora in trio per una radio californiana, con ogni probabilità durante il tour promozionale dell’album in questione: la romantica e suadente Something About What Happens When We Talk e Sundays.
Una voce, una musicista, una personalità, un’autrice, da conoscere; anche per chi non ama, e sono più di quanti immaginiamo, la musica d’autore al femminile.

Koch 8005 (Singer Songwriter, 1998)

Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 28, 1998

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