Punto primo. Lyle Lovett è un grande songwriter e un intrigante: due attributi che viaggiano d’amore e d’accordo. E tanto per aggiungere un pizzico di sale al suo personaggio scrive musica che non è affatto difficile a catalogarsi, anzi, perfettamente etichettabile. In teoria.
La pratica vuole che il nostro amico abbia tanta voglia di scherzare e che la sua ironia vada colta con attenzione tra le righe di un’immagine volutamente disinvolta, quasi casuale, cogliendo di sorpresa l’incauto ascoltatore con testi spesso affilati come la fatidica lama di coltello. “Salve, / sono l’uomo che ti siede accanto / e legge il giornale sopra la tua spalla. / Fermo! / Non voltare pagina: non ho ancora finito! / La vita è così incerta” (da Here I Am).
Punto secondo. Come farsi (barando) la fama di country-singer, seppur moderno, e poi incidere un disco in cui un’intera facciata parla il linguaggio dello swing, sfruttando ad hoc un’intera sezione di fiati e citando in apertura Clifford Brown, The Blues Walk. Ma sì, confondiamo le acque…
Lyle Lovett adatta il suo sarcasmo sottile sia all’esuberanza della Large Band (che anima anche i suoi spettacoli live) sia alle country-ballad che scrive da maestro reinterpretando maliziosamente le zuccherose liriche nashvilliane (I Married Her Just Because She Looks Like You). Poi, quando sei già con il sorriso sulle labbra, giù botte con un classico della forza di Stand By Your Man.
L’album ha la chiarezza e la brillantezza tipici delle incisioni digitali e si distingue per la notevole qualità dei suoni. Non manca un tocco di steel guitar nella side B assieme al magico violino di Mark O’Connor, mentre i credits chitarristici della prima metà vanno principalmente all’impeccabile Ray Herndon. Non venite poi a dirmi che non vi avevo avvertito …
MCA CURB MCA-D42263 (Singer Songwriter, Country Jazz, 1989)
Stefano Tavernese, fonte Chitarre n. 39, 1989
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