Dobro

Molto gasato per l’attesa del mio nuovo dobro, anzi ‘resonator guitar’ come dicono si debba dire (nel mio caso una Bobby Wolfe), vi parlo del set-up ‘ideale’ di questo strumento, che oltre ai mal di pancia (nostri e degli ascoltatori) da intonazione imperfetta e rumori di sbarra ci può procurare moti di panico e brividi di disgusto per i molti rumori estranei a cui va soggetto, su una base spesso di basso rapporto suono/rumore… E’ da masochisti, ma lo è anche il bluegrass, quindi… Sfrutto un vecchio articolo e un meno vecchio libro dello stesso Wolfe per queste mie righe, quindi non trattatemi da presuntuoso: potrò non essere un dobroista vero, ma so imparare dai maestri. A volte.
Iniziamo dalle risposte alle domande (peraltro non fattemi) di solito più banali, per poi passare al vero e proprio set-up.

Calibri delle corde del Dobro: orientativamente ciò che offre il mercato, da 1a a 6a corda, è .017, .018, .026, .036, .046, e .056, in pratica un calibro ‘medium’ da chitarra normale con 1a e 2a corda più pesanti. Le variazioni usuali sono di .001 o .002 in più o in meno per le prime tre corde, anche maggiori per le altre tre. Come sempre la fa da padrone il bronzo (con o senza fosforo) per le corde fasciate, con il solito nickel al suo posto in alcuni set.
Personalmente ho usato le GHS ‘Jerry Douglas’ per molti anni, dato che Red Wine fa da endorser per la GHS, per poi scoprire che sulla mia chitarra (costruita da Antonello Saccu) rendono meglio le D’Addario, sia ‘Mike Auldridge’ sia ‘Jerry Douglas’ ma comunque bronzo anziché nickel… Consiglio di provare prima di decidere, come sempre. Dettaglio di gusto: se vi piace il suono di Josh Graves (o anche di Gene Wooten) usate una 3a corda non fasciata, se la trovate abbastanza pesante (ma non so dove!).

Capotasto del manico: come per gli altri strumenti anche per il Dobro va benissimo l’osso, bene l’avorio, c’è chi usa Micarta (sintetico), ottone o altro materiale. C’è anche chi ama la plastica di alcuni Dobro, dicendo che il suono è più caldo e morbido, ma non lo capirò mai.
Bobby Wolfe dice di evitare l’ebano, e raccomanda l’osso.

Inserti del ponte: qui la fantasia regna sovrana, ma quasi tutti ormai usano l’acero, stagionato, duro, con l’orientamento di fibre già descritto per il banjo. Tim Scheerhorn, che ne capisce, aggiunge sui propri ponti per Dobro una striscia di ebano, come sui ponticelli da banjo, per aumentare chiarezza e definizione. Anche qui bisogna solo provare e trovare il proprio suono.
Ora prendiamo il nostro strumento e osserviamolo: le corde dovrebbero essere alte circa 9 mm o poco più sulla tastiera, e dovrebbero correre in linea retta (viste dall’alto) dai solchi del capotasto ai fori della cordiera senza deviazioni laterali, o con una minima ‘sventagliatura’ da cordiera a ponte se le amate più spaziate.

A questo scopo prepariamoci capotasto e ponticello: mettiamo il capotasto (senza solchi per le corde) nella sua sede, e facciamo lo stesso con gli inserti del ponte (ovviamente per far ciò dovremo togliere il coverplate, cioè il coperchio, dopo avere mollato e tolto le corde dalla cordiera). Gli inserti in questione dovrebbero essere alti 12 o 13 mm sul solco dello ‘spider bridge’ e vanno incastrati in esso molto solidamente. In questa fase cono (risuonatore) e spider bridge devono essere appoggiati in sede, sul ‘barile’ interno della cassa o sull’apposito bordino che sporge dalla tavola, e collegati tra di loro dalla vite di tensione, che deve solo mantenerli in contatto, senza essere stretta.

Installate le corde, tirandole del minimo necessario a farle stare a posto ed in linea retta. Ora, se l’altezza del capotasto è corretta (9 o 9,5 mm, mai al di sotto di 6,5 mm), possiamo tagliare i solchi. La 1a e la 6a corda dovrebbero trovarsi approssimativamente sui bordi della tastiera, distanziate tra di loro di circa 4,5 cm (ma naturalmente potranno esserci preferenze diverse misure di tastiere diverse). Inizialmente si lima (con le usuali tecniche) un solco sottile e superficiale, quindi si distanziano uniformemente le altre 4 corde, si segnano a matita (sottile e dura) i loro contorni esterni e si limano anche questi solchi (poco). Controlliamo che tutto sia giusto tendendo maggiormente le corde, e determiniamo così la giusta altezza degli inserti e la giusta spaziatura delle corde al ponte, in modo analogo a quanto fatto per il capotasto. Ricordate che un angolo eccessivo delle corde sul ponte non vi farà guadagnare molto suono, e vi potrà invece deformare il cono più precocemente, sempre che addirittura non vi impedisca (e succede) di riapplicare il coverplate…

Solitamente l’altezza ‘giusta’ al ponte è quella a cui le corde stanno di poco sotto all’apertura del coverplate, naturalmente in accordatura standard. Come già detto, le corde dovrebbero avere una deviazione laterale minima o nulla sul ponte (Paul Beard dice che la spaziatura massima dovrebbe essere di 5,5 cm, da 1a a 6a corda), e dovrebbero ‘salire’ da cordiera a inserti del ponte: tagliate i solchi definitivi con la solita lima sottile e triangolare, in modo che il solco sia in salita e tale da lasciare la corda quasi del tutto fuori dal legno sul versante del manico, sicuramente non più affondata di 1/3 del suo calibro.

Il capotasto può essere ora sagomato alla sommità, dove dovrebbe avere uno spessore di 3 mm o poco più, come sempre in salita per seguire l’inclinazione della paletta, e con i solchi come sempre analogamente inclinati e della solita profondità (in questo non c’è differenza rispetto agli altri strumenti, quindi tranquilli!).

La differenza c’è, eccome, nel fatto che qui è assolutamente indispensabile che le corde siano tutte sullo stesso piano alla loro sommità, sia al ponte che al capotasto, in modo che la sbarra si possa appoggiare uniformemente su di loro: corde più alte o più basse significano friggimenti, rumori e vibrazioni extra, e suono fetente. Solo a questo punto potrete rimettere in sede il coverplate, naturalmente rimollando tutte le corde: con un po’ di abilità potrete evitare di staccare le corde dalla cordiera, facendo passare la cordiera (ovviamente rovesciata di 180°) attraverso l’apertura del coverplate, ma non è altro che un trucchetto che vi farà risparmiare pochi minuti, quindi non fissatevici…

Riaccordiamoci a corista (A=440 Hz) e suoniamo tutte le corde: si sentirà invariabilmente qualche rumore di sbattimento e/o friggimento, quindi dovremo controllare che la vite di tensione sia avvitata al cono, e potremo stringerla di poco per volta fino ad eliminare i rumori. E’ fondamentale che il contatto tra spider bridge e cono sia perfetto, altrimenti finiremo per deformare il cono del Dobro senza eliminare i rumori, ma di questo dovremo parlare in dettaglio.

Se questo contatto è giusto sarà di solito sufficiente stringere la vite di ½ – ¾  di giro, con un range di aggiustamento (=tensione) che va da ½ di giro ad un massimo di 1 giro e ½ : in questo range noterete notevoli variazioni di volume, timbro e sustain, ma ne riparleremo.

Per ora evitate di stringere troppo, sicuramente non oltre i 2 giri, per non deformare il cono (= 50 $ di spesa), e se i rumori non scompaiono attendete il prossimo numero di Country Store per ulteriori consigli. Nel frattempo SUONATE!!!

Silvio Ferretti, fonte Country Stor n. 38, 1997

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