Marty Jones & The Pork Boilin' Poor Boys - Full Boar cover album

Li chiamano I Re del Barn Rock e del Drunkytonk e credo che credenziali di questo tipo meritino tutta la nostra attenzione. Marty Jones ed i suoi Pork Boilin’ Poor Boys sono arrivati al secondo CD, dopo l’esordio omonimo, datato Dicembre 1999, che conteneva una curiosa versione del classico Whole Lotta Love dei Led Zeppelin e questo Full Boar li conferma ai vertici della scena honky-tonk del Colorado.
Dal 1977 Marty Jones (voce solista, washtub bass, armonica e chitarra acustica) gira il Colorado e gli stati limitrofi insieme a Soapy Argyle (voci, chitarra elettrica, chitarra acustica e sax), Chuck Wagon (voci, chitarra acustica e basso) e Wilbur (voci e batteria) ed è stato con costanza e convinzione nei loro mezzi che i ragazzi si sono conquistati uno zoccolo duro di die-hard fans che hanno accolto con favore anche questo Full Boar.
“…Il nostro sound mescola country della prima ora, hillbilly bop e backporch rock, trasformando il risultato in un meraviglioso ibrido grondante birra.”
Ed è una presentazione molto prossima alla verità: le influenze del country con la ‘C’ maiuscola si avvertono subito nell’intro chitarristico di Drivin’ Into Lincoln, che si rifà ai riffs tipici di Luther Perkins, il chitarrista dei Tennessee Two (poi Three) di Johnny Cash.
Non male neppure Next Time You’ll See Me (I’ll Be Dead), con l’apporto pianistico di John Magnie dei disciolti Subdudes, ma ancora meglio risulta Mighty Fine, dotata di un tiro davvero trascinante.
Blue, Sad, Cryin’ ricalca i canoni più tipici delle più tipiche country songs del passato, mentre Falling Back To Pieces porta la firma di Chuck Wagon.
I termini della questione non si spostano di molto e l’atmosfera sgangherata e godereccia è la stessa: music for fun, ma a noi sta più che bene.

Lo stesso discorso vale anche per You Kissed Me On The Mouth, che precede una travolgente ed indiavolata Goin’ Into Town, seguita a sua volta da un’altra ballatona country, che esibisce un altrettanto classico duetto di voce maschile-femminile, grazie alle doti vocali di Mary Huff.
I Got Over You (When You Got Under Him) vanta uno di quei titoli che richiamano il filone delle cheating songs più esplicite (vedi How Can I Get Over You When You’re Under Me di Chuck Wagon & The Wheels), basato più sul gioco di parole del titolo che sui contenuti artistici del brano.
Every Kind Of Music But Country è opera di Soapy Argyle e non si discosta dal filone compositivo principale, Match Made In Milwakee è una evidente beer drinkin’ song, Sweet Emotion si apre con un ricercato lavoro vocale a cappella, per sfociare in un classico e veloce honky-tonk.
Il tutto si chiude in bellezza con Drinkin’ In Every Bar In Town, dove cantano in coro tutti i membri della crema dell’honky-tonk sound del Colorado: Les Cooper, The Dalhart Imperials, Jim Dalton, the Railbenders, Halden Wofford & the Hi-Beams, Jeff Yeary & Dave Hall, the Honky-Tonk Hangovers, ecc.).
Un disco da ascoltare per avere un’idea della situazione attuale dell’honky-tonk made in Colorado.

Big Bender 75068 (Honky Tonk, 2002)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 69, 2003

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