I nostri eroi ed i nostri amori degli anni sessanta sono quasi tutti diventati vecchi e stanchi, vendono quel poco di purezza che è loro rimasto per diventare delle pop-star, i fallimenti sono spesso pesanti e completi. Chi ama questa gente seriamente assiste deluso ed impotente a questo gigantesco viale del tramonto. Un così triste ed amaro preambolo per giustificare e compensare la grande gioia che ci proviene dal nuovo disco di Mary Mc Caslin, una vecchia la cui luce splende sempre nei nostri cuori.
Tanto inatteso quanto gradito, arriva, a pochi mesi di distanza dal sublime The Bramble & The Rose, il suo quinto disco solista. Sunny California segna il suo esordio con una grande casa discografica, ma, nonostante questo, Mary non ha dovuto cambiare abiti, usare profumi più seducenti, cambiare compagni, usare mezzi più sofisticati e di facile presa per piacere. Il suo fascino sta proprio nella sua semplicità, nella sua cristallina purezza, nella sua trasparente sincerità, nella voce calda e vellutata, nelle sue canzoni che, qualunque cosa dicono, suonano vere e sincere.
Proprio in questa circostanza abbiamo occasione di ascoltare cinque sue nuove songs che bilanciano le cover di tre brani di altri grandi songwriter e di due vecchi classici: San Fernando, un brano molto bello di Ivan Ulz con un limpidissimo Paul Asbell alla chitarra elettrica, The Swimming Song, dove Jay Ungar e Mary rendono omaggio al grande Loudon Wainwright facendo cose indescrivibili al violino e al banjo e quest’ultima ci dà una dimostrazione di quale feeling deve essere dotata una vera folk-singer, e in The California Zephyr, una lunga e magica ballata di Jim Ringer con il sapiente e centrato uso degli archi che creano un grande effetto d’insieme.
Gli altri due brani sono Save The Last Dance For Me e Cupid, solo chi ama il rock vocale dei primi anni sessanta può capire le dolci e vellutate atmosfere di questi brani che hanno fatto epoca e non hanno perso nulla del loro impareggiabile fascino. Mary rende omaggio ai Platters e a Sam Cooke con gusto e senso della misura, specialmente in Save The Last…, un brano che è praticamente impossibile rifare in modo credibile e personale. Inutile sprecare aggettivi per descrivere le sue composizioni ed il consueto e personale lavoro alla chitarra acustica e al banjo, la Mc Caslin si dimostra più che mai artista matura e sensibile. Che dire di più? A chi scrive, ormai disilluso anche se non ha perso tutte le speranze, è rimasta solo la forza di scrivere delle cose che ama. Maria merita questo ed altro, raccogliamo quanto di meglio una cantante-autrice possa offrire!
Mercury 3772 (Singer Songwriter, 1979)
Franco Ratti, fonte Mucchio Selvaggio n- 20, 1979