La vita turbolenta di Merle Haggard è stata piena di sorprese. Figlio di una coppia che si era trasferita a Oildale, California per sfuggire alla miseria ed alle tempeste di sabbia dell’Oklahoma, Merle nasce in un vagone ferroviario riadattato ad abitazione il 6 Aprile 1937. All’età di nove anni, muore il padre ed il piccolo Merle trascorre così gli anni dell’adolescenza preda dei suoi irrequieti istinti, dandosi alla vita della strada e della ferrovia.
Dopo una serie di internamenti – e relative evasioni – in vari istituti di correzione giovanile (leggi riformatori), i suoi problemi con la giustizia culminano all’età di vent’anni in una condanna a tre anni di carcere per tentata rapina da scontare a San Quentin.
Le sue esperienze di prigione portano Merle ad una fase di doverosa introspezione e molto lo aiuta la passione per la chitarra, che aveva cominciato a suonare all’età di 12 anni, imitando i suoi idoli: Bob Wills, Lefty Frizzell e Hank Williams, fino a decidere che la sua carriera sarebbe stata nel mondo della musica.
Nel 1962 Merle viene rilasciato e passa così il suo tempo fra il lavoro manuale di giorno e le performances serali nei clubs di Bakersfield, dove vi è una scena country molto stimolante (Tommy Collins, Wynn Stewart, ecc.).
Per i primi tre anni Merle incide alcuni singoli per la piccola etichetta Tally Records, poi il 1965 lo vede sotto contratto con la Capitol Records ed è così che ha inizio una serie impressionante di classici quali Swinging Doorts, The Bottle Let Me Down, I’m A Lonesome Fugitive, Branded Man, Sing Me Back Home. Today I Started Loving You Again, Mama Tried, I Take A Lot Of Pride In What I Am, Hungry Eyes, Silver Wings, Workin’ Man Blues, The Fightin’ Side Of Me, Tulare Dust, If We Make It Through December e la sua signature song del 1969 Okie From Muskogee, sottovalutato inno redneck ancora oggi riproposto in versione live.
I classici suddetti sono espressione tipica dell’amore di Haggard per gli stilemi tipici dell’espressione country, pur con le varie infiltrazioni jazz, blues e folk che hanno contraddistinto da sempre la sua produzione, mentre i testi altro non sono che vivide cronache della quotidianità dell’uomo medio, con i suoi alti e bassi.
Dopo lo scioglimento del contratto con la Capitol, Haggard incide per la MCA (anni ’70, con albums quali My Farewell To Elvis, Ramblin’ Fever ed il live Rainbow Stew) e per la EPIC (anni ’80, allorquando incide dischi come Big City, A Taste Of Yesterday’s Wine con George Jones, Pancho & Lefty con Willie Nelson, fino ai più recenti Amber Waves Of Grain ed A Friend In California).
Dal 1990 al 1996 Haggard incide quattro albums per la Curb, ma con risultati certamente non soddisfacenti, ma è nel 2000, firmando per l’etichetta Anti, che Merle ritrova verve e fiducia in sé stesso, grazie anche al nuovo recente matrimonio. E’ così che ritroviamo il grande vecchio in invidiabile forma, con CD’s che rispondono ai titoli di If I Could Only Fly e Roots – Vol. 1.
L’importanza di Merle Haggard nell’ecomonia della country-music statunitense è fondamentale, soprattutto per quel filone definito Bakersfield Sound, che vede, oltre ad Haggard, personaggi quali Buck Owens e Red Simpson porre la basi dei suono che verrà poi perpetuato da una schiera di new traditionalists, primo fra tutti Dwight Yoakam, responsabile del meteorico ritorno alle scene dello stesso Owens.
Haggard è stato ed ancora resta un grande nome ed un riferimento per chi si voglia accostare all’universo country, non solo per capirne il presente, ma soprattutto il passato, che non è poi così remoto.
6.4.1937
Bakersfield Sound, Country Swing, Traditional Country
Dino Della Casa, fonte TLJ, 2004