E’ chiaro che la nostra conoscenza musicale è per il 90% filtrata dai media. In questo strano mondo in cui informazione e formazione vivono in simbiosi, spiccano le figure dei critici musicali e quindi dei ‘recensori’. Questi, il più delle volte, anziché far perno sulla competenza comune dell’ascoltatore dando delle chiavi di lettura, sprecano giudizi ed aggettivi tanto da determinare il consumo indiscriminato ed acritico del prodotto. Ci si trova quindi spesso di fronte al caso in cui, mentre si crede di intendere e di capire, in realtà si fraintende.
Noi, fans dell’Acustico, non siamo esclusi da questo fenomeno anzi, a volte, tendiamo a trincerarci nel nostro genere preferito senza assolutamente prestare orecchio a ciò che ci capita intorno. Questo tipo di fruizione porta ad una conoscenza enciclopedica ed a cogliere sfumature impercettibili della musica preferita, ma spesso anche a forti delusioni quando il prodotto è dissimile da quello abituale o quando il musicista o la musica tendono ad evolversi.
Nella nostra tipologia l’ascoltatore di bluegrass, dal più tradizionale al più progressivo, volge particolare attenzione al tecnicismo, alla velocità dell’assolo, alla disposizione degli schemi tipici del genere, peraltro quasi sempre prevedibili; dà più importanza al vigore o al timbro piuttosto che alla creatività, valori questi tipicamente ‘musicali’. Spesso, infatti, il fruitore è anche musicista.
Ebbene, la prima considerazione emersa dall’ascolto di Chiaroscuro è che non solo i due titolari ma anche i loro collaboratori sono dei virtuosi del proprio strumento, e certo non viene tenuto a freno il loro virtuosismo, se con questo termine si intende saper maneggiare con maestria lo strumento tanto da rendere estremamente efficace ogni intervento. Del resto bastano i nomi di Barbara Higbie (synth), Andy Narell (steel drums), Todd Phillips (contrabbasso) e Michael Manring (basso e synth) per rendersi conto della qualità dello staff.
L’ascoltatore più emotivo – per intenderci, ‘quello più Windham Hill’ (etichetta del disco) – invece, si lascia forse un po’ troppo trascinare da immagini di paesaggi, tramonti, boschi, abbracci, incontri, adottando un atteggiamento mentale che corrisponde all’idea che la musica sia solo espressione di sentimenti. E’ rivolto più che altro ai cosiddetti ‘valori extramusicali’.
E’ forse per questi motivi che Chiaroscuro ha riscosso enorme successo tra gli ‘emotivi’.
Ma è indispensabile accantonare temporaneamente tutto questo sovrapporsi di immagini letterarie e filmiche, per acquisire una più cosciente consapevolezza del messaggio musicale nel suo complesso.
Il disco presenta infatti un intenso lavoro creativo e tecnico ed i musicisti hanno dimostrato di prestare molta attenzione ai problemi di forma, di sonorità e di equilibrio strutturale.
La deduzione logica dopo tutto questo discorso è che ci si trova di fronte a qualcosa di veramente nuovo, per lo meno per quanto riguarda la musica acustica, qualcosa di ottima qualità sotto tutti i punti di vista.
Windham Hill 1043 (New Acoustic Music, 1985)
Roberto Monesi, fonte Hi, Folks! n. 18, 1986
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