Chris James, voce solista, armonica e tastiere, Bob Hatter, chitarra e voce, Boomer Castleman, pedal steel, chitarra, banjo e voce e Rick Lonow alla batteria con l’aiuto dell’outsider Scott Baggett al basso, sono i componenti di questa nuova band che farà scoccare nel cuore di tutti i quarantenni la scintilla dell’amore a prima vista, anzi al primo ascolto. La scaletta dei titoli parte subito con il piede giusto ed in Haunts Of Ancient Peace di Van Morrison, si incominciano ad intravedere i primi inequivocabili motivi di interesse, per proseguire con I Want You di Bob Dylan, Sea Of Madness di Neil Young, What l’m I Doing Hanging Round e Texas Morning, entrambe scritte a due mani da Michael Murphey e dal Mr. Hyde Boomer Castleman, Call It Love scritto da Guilbeau insieme all’altro Mr. Hyde Rick Lonow, The Ballad Of Easy Rider di McGuinn ed Apple Tree di Gram Parsons, fino a domandarsi, dopo quest’abbuffata di ricordi, chi siano questi quattro musicisti che si permettono tanto e che intenzioni abbiano.
Un omaggio, un tributo, forse soltanto una festa per celebrare i suoni di un’epoca irripetibile, almeno musicalmente, nella quale si era creato un ingorgo di musicisti straordinari, che erano riusciti a fare diventare arte e cultura ciò che, fino a pochi anni prima, era soltanto musica.
Ed i quattro Mr. Hyde, forti delle loro esperienze, hanno deciso di ridare vita ai ricordi rileggendo una dozzina di pagine di storia, neppure tra le più famose, per intrigare coetanei e non. E così come il sound altrettanto intrigante risulta essere la voce di Chris James che, riconoscendosi perfetto clone vocale del mitico Roger McGuinn, incoraggiato anche dal leggendario steel guitarist Al Perkins, ha pensato bene di sbrinare tre ‘veterani’ del country fine anni ‘60, per proporgli un album che ‘suonasse’ come i Byrds.
Detto fatto, il progetto ha preso le forme di un sentito omaggio al più classico sound californiano di tutti i tempi, quello di Byrds, Flying Burrito, Poco, Eagles e, come ciliegina sulla torta, hanno deciso di prendere un pezzo del titolo di un album storico come Dr. Byrds and Mr.Hyde. Un operazione facilmente criticabile, ma che al vaglio dei fatti si dimostra perfettamente riuscita. Alla band va infatti riconosciuto il merito di aver saputo ricreare il fascino del sound country-folk-rock di band irripetibili e senza neppure tentare di aggiungere qualche spunto creativo ha fatto in modo che il proprio stile risultasse il più lontano possibile da una banale o pedissequa imitazione.
Le armonie vocali sono piene di feeling ed anche dal punto di vista compositivo, Chris James e Bob Hatter si sono dimostrati all’altezza del progetto, scrivendo con passione autentica brani che non avrebbero sfigurato neppure negli album degli originali. Non dimentichiamo che Rick Lonow ha vissuto quelle fantastiche avventure, suonando con Flying Burrito, Poco, con il povero Richard Manuel, così come Boomer Castleman ha fondato con Michael Murphey un gruppo tanto grande quanto misconosciuto quale Lewis & Clarke Expedition, come dire che non ci troviamo di fronte a degli sprovveduti.
I musicisti si sono ben guardati dal reinterpretare ciò che appartiene alla storia e nulla è stato aggiunto alle versioni originali, se non una carica personale che ha ridato ai suoni la freschezza che il tempo aveva inevitabilmente appannato.
Difficile criticare un lavoro di questo genere, diffìcile toglierlo dal lettore una volta che ci sarà arrivato, ma ancora più difficile tenere a freno il magone che ti prende alla gola e la malinconia che ti fa ripercorrere in poco più di un’ora i migliori anni della nostra vita: un autentico tuffo in un mare di ricordi ai quali speriamo di non dovere mai rinunciare. E non fatevi trarre in inganno dal fatto che in copertina ci sia una Vox e non la Rickembacker che, a questo punto, sarebbe più che lecito aspettarsi ma, evidentemente, non tutti sanno che anche la Vox sa ricreare l’enfasi del mito in un perfetto jingle-jangle, come quello che non perdevamo l’occasione di ascoltare qualche lustro addietro.
Taxim TX 2057 (Country Rock, 2000)
Claudio Garbari, fonte Out Of Time n. 39, 2002