Nashville Bluegrass Band - Idle Time cover album

Come annunciato sul N. 19, ecco puntuale il nuovo disco della Nashville Bluegrass Band, la migliore nuova realtà emersa dallo sterminato universo di gruppi e gruppastri fanatici di ‘erba blu’.
Se già c’erano state parole di elogio per l’album di esordio, queste non possono che essere rinnovate, ed eventualmente rinforzate, per questa seconda prova discografica.
Il quartetto, nel frattempo, è diventato quintetto con l’introduzione dell’ottimo violinista Stuart Duncan (grosso acquisto, senza dubbio). Ricreata la struttura classica della bluegrass band, così come Bill Monroe l’ha istituzionalizzata, il gruppo sembra aver trovato anche una personalità più spiccata e un sound e uno stile originali (sempre entro i limiti dei rigidissimi schemi imposti dal bluegrass tradizionale).
In particolare vorrei sottolineare l’ottimo suono del gruppo, che per tono, pulizia e dinamica ricorda le migliori cose di Doyle Lawson o della Bluegrass Album Band. Rispetto a questi due colossi (pressoché impareggiabili dal punto di vista dell’eleganza stilistica) la Nashville Bluegrass Band contrappone, forse, un maggiore dinamismo che, pur non raggiungendo le intensità degli spettacolari Hot Rize o il selvaggio ritmo dei Johnson Mountain Boys, garantisce una buona dose di energia in ogni singola traccia.

Di tutto ciò credo vada dato ampio credito a Bela Fleck, produttore dell’album, nonché dichiarato fan del gruppo. Nella difficile selezione dei brani migliori, spicca (ma il parere è personalissimo) una favolosa cover vagamente old timey di Angeline The Baker dove l’intensità ritmica, la felice scelta melodica ed il timbro complessivo ne fanno una delle più belle versioni da me mai sentite. Molto bella anche l’interpretazione di un altro classico, la Little Maggie che apre alla grande il lato B, e sempre d’effetto ì quartetti gospel ‘a cappella’, anche se in questo campo particolare ritengo che il gruppo di Doyle Lawson resti insuperabile. Trovo efficaci e particolarmente riusciti i due brani strumentali composti dal gruppo, Idle Time che apre e intitola il disco e Old Timey Risin’ Damp con arrangiamenti leggermente sofisticati ma estremamente gradevoli.

Carine e poetiche le note di copertina scritte con affetto da un John Hartford ispirato. Troviamo in esse tutta la passione e la dedizione di una vita spesa a divulgare una musica che, tra alti e bassi, mode e riflussi, continua imperterrita a riprodurre se stessa ed un modo di essere forse non al passo coi tempi ma indubbiamente genuino e credibile. Accostarsi troppo a questa musica significa correre il piacevole rischio di diventarne inevitabilmente psicodipendenti. Quindi, bluegrassari e non, coraggio: su bene il volume del vostro stereo oltre la tacca 5, piazzate questo disco sul piatto…. immaginate di essere nelle prime file dello Station Inn, tra fumo e odore di popcorn…. un po’ di suspence e… “Ladies and gentlemen, The Nashville Bluegrass Band”.

Rounder 0232 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Gospel, 1986)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 23, 1987

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