Nathan Bell - Black Crow Blue cover album

Quattordici istantanee di un’America quasi in bianco e nero, storie intrise di poesia agrodolce e fortemente legate alla tradizione dei grandi troubadours. I racconti proposti da Nathan Bell (chi si ricorda ancora dei suoi duetti con Susan Shore in un paio di album per la Flying Fish a fine anni ottanta?) sono estremamente sinceri e ispirati e c’è chi ha trovato punti di contatto con lo Springsteen di Nebraska o il Truman Capote di A Sangue Freddo non sbagliando di molto.

Black Crow Blue conferma capacità ottime, facendoci capire quanto ci siamo persi in questi anni pensando a quante opportunità il Nostro ha mancato o non gli sono state offerte da un music business sempre più insensibile.

La forza espressiva e il talento di Nathan Bell nel disegnare avvenimenti e personaggi, nel trarre ispirazione da romanzi, film o canzoni altrui sono presenti in ogni nota del disco, in ogni frase (purtroppo sono assenti i testi e questa è la pecca maggiore) e in ogni piega della sua performance, sempre asciutta e affascinante. Le melodie sono principalmente folk e talvolta blues e necessitano magari di un po’ di attenzione all’inizio ma fluiscono poi con naturalezza quando si metabolizzano.

American Crow, Me And Larry, Gypsies, Crow In Oklahoma, Rust, She Only Loves Blue ispirata in qualche maniera al capolavoro di Joni Mitchell, The Striker composta dopo aver letto un racconto scritto dal padre Marvin Bell, Pittsburgh in cui affiorano i legami con le cose più folk del Boss e il classico country blues di We All Get Gone sono solo alcuni dei momenti più profondi e cinematografici dell’album, i gioiellini su cui vale più la pena soffermarsi, anche se la forza di questo Black Crow Blue sta nella coesione e nelle sottili emozioni che regala.

In definitiva un progetto che certamente non darà fama a Nathan Bell ma che farà crescere negli appassionati della canzone d’autore considerazione e rispetto nei confronti di un nome ingiustamente quasi dimenticato.

Stone Barn SBCD 1005 (Singer Songwriter, 2011)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2011

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