Nathan Hamilton - All For Love And Wages cover album

La polvere e lo zolfo che ammantava Tuscola, il debutto di Nathan Hamilton nel 1999, piccolo e a tratti claustrofobico lavoro di ruvido acustico country folk, scontrosa sfilata di ‘ghost town’ e di caratteri più letterari che reali, continua a ricoprire anche le canzoni di questo secondo All For Love And Wages. Una polvere che qui viene però alzata da un corpo sonoro più robusto, che ricorre con maggior convinzione alle secche detonazioni di una ritmica essenziale e alle rasoiate di chitarra elettrica.
ùCountry-rock dunque, che costringe Hamilton ad alzare il tono della voce e a uscire dal racconto per entrare con maggior incisività sia nelle ‘ghost town’ sin qui solo sfiorate, e a raccoglierne gli echi, sia nelle ‘anytown’ che vivono il proprio quotidiano nell’anonimo gigantismo della provincia texana. La traduzione sonora di queste undici nuove canzoni è, come già ricordato, un country-rock fatto di suoni sporchi ed essenziali, di arrangiamenti (volutamente?) scarni e diretti, di sospensioni (silenzi) eloquenti quanto muri del suono. Desertico, nella sua spiccata qualità cinematica, All For Love And Wages, pur calibrato lungo direttrici stilistiche tradizionali, riesce tuttavia a sfiorare il southern rock (Get It Right, Bed Clothes), centra almeno un paio di ballate di spessore (Wages, Things Of All Things), e nel complesso sembra palesare un tentativo di ricerca di un suono più collettivo, da band, obiettivo raggiunto nella drammatica Dirt In The Wound, che suona come la prova più interessante di tutta la raccolta.

Steppin’ Stone (Country Rock, 2002)

Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 91, 2003

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