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E’ così che si chiama il catalogo della Native Ground Music: Musica dell’America del Passato.
Il presidente di questa etichetta discografica porta il nome di Wayne Erbsen, un musicista originario della California che ha saputo organizzarsi la vita più che bene sfruttando al massimo le proprie potenzialità di propedeuta oltre che, appunto, di musicista.
E’ infatti l’ideatore e fact-totum di una minuscola attività imprenditoriale che non porta scritto in fronte la sua origine ‘home made’, come traspare in parecchie altre autoproduzioni diffuse in campo old time e bluegrass. Tutt’altro: i suoi lavori, si tratti di dischi, libri o video-cassette, si presentano sempre in maniera elegante e invitante, con copertine ben curate che lasciano immediatamente immaginarne il contenuto.
Wayne Erbsen, in definitiva, è un ‘old timer’ che sa stare bene al passo coi tempi, sa come muoversi dal punto dì vista promozionale e sa, infine, come deve essere proposta la musica che lui ama e suona, al pubblico che vuole accostarvisi per la prima volta, e magari conseguentemente addirittura imparare a suonarla.
Il catalogo discografico contiene un buon numero di CD che per argomento raccolgono alcune belle e popolari canzoni e fiddle tunes.

Quelli che conoscono bene il genere le riterranno a dir poco scontate, ma questo ha poca importanza poiché, ripeto, gli sforzi di Erbsen si rivolgono verso i neofiti e i dilettanti.
Imparare a suonare la musica old time è semplice. O meglio, accostarsi a questo genere musicale non richiede una grande preparazione tecnica per trarne presto buone soddisfazioni. Almeno a confronto del bluegrass, se vogliamo rimanere in campo acustico. Poi sappiamo però anche che là fuori vi sono old timers a dir poco sbalorditivi dal punto di vista tecnico e filologico, artisti con la ‘A’ maiuscola che mantengono dignitosamente vivo il genere proiettandolo verso il futuro.
Musicisti che hanno scoperto l’anima dell’old time music pur essendo nati e cresciuti decenni più tardi rispetto al periodo storico che l’ha vista svilupparsi e magari, spesso, in città lontane mille miglia dai monti Appalachi. Penso a Mike Seeger, Bob Carlin, Bruce Molsky, Kirk Sutphin, al nostro Raffaello Stefanini o a David Holt. Quest’ultimo, nativo del Texas, ma residente nel North Carolina vicino a Erbsen, è un musicista che ha fatto dell’insegnamento e della divulgazione dell’old time la sua ragione di vita, come Erbsen, meglio di Erbsen. Ha inciso un buon numero di dischi (suona almeno una decina di strumenti!), prodotto una bella quantità di video cassette, ha raccolto materiale, ha presentato trasmissioni televisive di gran successo su scala nazionale come Fire On The Mountain, Celebration Express, American Music Shop su TNN, Folkways su PBS e conduce tuttora una trasmissione radiofonica sul jazz tradizionale.
David Holt suona in quasi tutti i dischi dì Erbsen presenti nel catalogo Music Of America’s Past. Personalmente di questi dischi ne posseggo cinque. E vado a presentarveli in ordine cronologico.

Southern Mountain Classics (1992)
Insieme a Erbsen, che suona clawhammer banjo, chitarra, mandolino e flddle (in un solo pezzo), ascoltiamo Dirk Powell (fiddle), John Herrmann (chitarra) Meredith Mclntosh (contrabbasso). Don Pedi (dulcimer) e Phil Jamison (clogging, ovvero il rumore dei suoi piedi mentre danza al ritmo della banda).
I brani sono sedici, tutti molto famosi e diffusi a parte un paio meno eseguiti (The Old Spinning Wheel e Hogeye). La rivista Banjo Newsletter lo giudicò un ‘killer recording’, cioè un disco-bomba. Non è tra le cose più belle che arricchiscono la mia discografìa, ma di sicuro si tratta di un ottimo CD di classici e fiddle tunes suonate live con notevole partecipazione, impreziosite da alcuni originali arrangiamenti se non addirittura ‘ripensate’ in maniera personale come la bella When You And I Were Young Maggie suonata con chitarra finger-picking.
I brani non sono eseguiti con fervore e a gran velocità, credo per scelta, ma piuttosto con l’intento di creare l’atmosfera da ‘back porch’ con il vicinato a raccolta per una serata danzante.
Southern Mountain Classics è, a mio avviso, forse il suo disco più interessante e, dal punto di vista dell’esecuzione, il meno pensato per chi a completo digiuno di old time music rispetto ai prodotti successivi. Disponibile un libro di tablature per fiddle, chitarra, banjo, mandolino e dulcimer che raccoglie tutti i brani del CD.

Cowboy – Songs Of The Wild Frontier (1995)
E’ l’ABC dell’infinito repertorio delle cowboy songs tradizionali: Trail To Mexico, Bury Me Not On The Lone Pairie, Goodbye Old Paint, Colorado Trail, Texas Rangers, When The Work’s All Done This Fall, giusto per fare qualche titolo.
Delle 15 canzoni presenti, due sono opera sua, le piacevoli Cowboy Valentlne e Devil And The Deep Blue Sea.
Con Erbsen, fanno parte della banda Bucky Hanks (chitarra, contrabbasso), Donnie Scott (dobro), Bob Willoughby (contrabbasso) e ancora David Holt.
A parte alcuni, pochi episodi strumentali, tra i quali la bellissima Ryestraw con in evidenza la jewsharp (scacciapensieri) tra i denti di David Holt, tutti gli altri brani sono cantati e, ahimè, qui sta il danno. La voce di Wayne Erbsen, in ogni suo aspetto (timbro, impostazione, dinamica, estensione,ecc), è proprio deludente e questo dato rende spiacevolmente trascurabile l’intero lavoro.
Se ci tenete, provate pure ad ascoltarlo, e se volete esagerare compratevi anche il relativo libro di testi, tablature, barzellette, storielle varie tutto dedicato alla musica del lontano Ovest.

Front Porch Favorites – 19th Century American Classics (1995)
Ancora David Holt, Phil Jamison e, per la prima volta, Steve Millard (chitarra) per un abbondante manciata di pezzi (17 addirittura) che vanno ad aggiungersi al primo disco della lista e che insieme faranno la felicità di quanti decideranno di darsi finalmente al genere old time.
Se non fosse per l’armonica di Holt che, per quanto suonata bene, si dimostra così ‘sdrammatizzante’ e così antipatica nel volerci ricordare banalità sonore tipo ‘vecchia fattoria’, il CD potrebbe fare migliore figura anche nei confronti di chi segue questa musica da tempo.
A differenza di Southern Mountain Classics questo disco è spudoratamente didattico e elementare, quindi se ne consiglia l’acquisto e l’assimilazione prima di qualsiasi altra cosa piú ‘seria’.
Una volta imparati questi pezzi, si vada ad ascoltare le mille varianti degli altri mille musicisti che li hanno già messi su disco. Un CD che non ha alcun senso di essere acquistato se non accompagnato dal solito volume (in questo caso due: Front Porch Old – Time Songs e The Front Porch Old – Time Songbook).

Singing Rails ( 1997) e Railroadin’ Classics (1997)
Poteva Wayne Erbsen tralasciare l’importante tradizione di canzoni della ferrovia? Certamente no, ed ecco ben due dischi ad essa dedicati. Una trentina di canzoni suonate dalla solita band e cantate dalla sempre poco convincente voce del titolare (che vorrebbe ricordare quella di Utah Phillips, ma non ci riesce): Cannonball Blues, Freight Train Blues, Wabash Can­nonball, Casey Jones. Freight Train, Wreck Of The Old ’97, New River Train, Reuben’s Train, Nine Hundreds Miles, ecc.
Nel loro complesso entrambi i dischi si rivelano parecchio piacevoli ed esaustivi sull’argomento (può essere che trenta canzoni dedicate a ferrovie, locomotive, vagoni, fischi e disastri possano bastarvi per un po’). Anche dal lato interpretativo vi sono alcuni momenti molto buoni, il resto è comunque sempre accettabile.
E il libro? Tranquilli, disco e volume viaggiano sempre insieme: il suo titolo è Singing Rails (Railroadin’ Songs, Jokes & Stories).
L’intento era quello di parlarvi di un artista che si è dedicato anima e corpo alla divulgazione della musica old time; rileggendo però quanto fin qui scritto mi rendo conto di averne tracciato un profilo forse eccessivamente critico.
Questo, per inteso, credo debba essere parzialmente considerato un mio limite, il limite cioè di una persona che da molti anni ascolta queste canzoni e fiddle tunes da ristampe di 78 giri di musicisti del passato remoto, vecchietti scoperti dai talent scout negli anni ’50 e ’60, o giovani strepitosi revivalisti.

Vorrei rimediare confermandovi che Erbsen al banjo clawhammer è davvero bravissimo, che se la cava molto bene anche con la chitarra finger picklng e che… Ma voi avete capito benissimo: i suoi dischi (e i suoi libri, e le sue video-cassette), se volete imparare a strimpellare l’old time music, possono sul serio rivelarsi di preziosissimo aiuto.
Se questo però non rientra nei vostri obiettivi, cioè se credete di far parte della categoria dei collezionisti, allora li troverete assolutamente inutili. Certo che se questo materiale didattico trovasse un canale di distribuzione in Italia e finisse nei negozi di strumenti e spartiti aiuterebbe non poco la diffusione del genere anche qui da noi.
Qualche tempo fa, durante un viaggio a Roma ho avuto modo di incontrare il mio vecchio amico De Simone, proprio a conclusione di una sua lezione di musica presso una scuola civica della capitale. Gli allievi erano una decina e l’atmosfera, per quello che ho intuito, doveva essere molto piacevole e interessante. Ecco di cosa c’è bisogno, proprio di questo, di una scuola civica per ogni città disposta ad inserire nel proprio staff di docenti qualcuno che trasmetta la tecnica e la passione ai giovani musicisti in erba.
E ai libri di testo, potrebbe pensarci Wayne Erbsen. Sarà…

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 49, 1999

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