New Grass Revival – Hold To A Dream cover album

E’ difficile essere obiettivi quando si parla delle proprie passioni musicali: è come pretendere che un tifoso sia sportivo o che una persona innamorata sia saggia ed equilibrata. E’ vero che se uno vuole fare il salto al di là della barricata deve obbligatoriamente vestire i panni della professionalità critica e calarsi nel ruolo del recensore possibilmente in modo oggettivo. Ma mi sembra che da questo punto di vista tutta la redazione di Hi, Folks! abbia fatto, soprattutto nell’ultimo periodo, uno sforzo apprezzabile. Per questo, lasciatemi per una volta dar libero sfogo alla naturale esaltazione che mi travolge quando ascolto, meglio se in concerto, i New Grass Revival. Un gruppo di cui su questa rivista non abbiamo mai parlato in modo approfondito (intendo dire con un articolo specifico) ma che seguiamo da sempre con grande interesse.

I NGR, l’ho detto più di una volta, hanno tutto: ottime voci, abilità strumentale, carica trascinante, senso dello spettacolo. Hanno nel gruppo un prolifico songwriter (Pat Flynn, mago della chitarra flatpicking), un leader carismatico (Sam Bush, fondatore e anima del gruppo), un efficace front-man (l’eccentrico bassista John Cowan) e uno straordinario virtuoso (Bela Fleck, banjoista dei miracoli).

In questo ultimo album Hold To A Dream, mi sembra che ancora una volta il gruppo colga nel segno. In modo particolare nel lato A, dove alla trascinante title-track (firmata da Tim O’Brien, sapiente mandolino con Hot Rize) seguono One Way Street, ennesimo atto d’amore verso i ritmi reggae, e soprattutto la bellissima I’ll Take Tomorrow.

Sulla seconda facciata sono straordinari Metric Lips, unico strumentale, poliritmico, creato da Bela Fleck e Unconditional Love, nuovamente con sapori caraibici.

Il sound, sempre molto country, mi sembra leggermente più moderno del precedente LP e, nonostante l’uso della batteria, ancora più acustico e più vicino all’immagine ‘live’ della band. Di tanto in tanto si inseriscono le percussioni (congas, ecc.) di Tom Roady che, forse a mio parere, meriterebbero una più ampia valorizzazione.

I NGR, così come dal vivo, in Hold To A Dream hanno un impatto formidabile che forse era parzialmente mancato nelle ultime produzioni discografiche. Ritengo che per un certo tipo di formula musicale – il new grass che forse oggi sarebbe più giusto definire ‘progressive acoustic country’, di cui tra l’altro sono i creatori – Sam Bush e Co. abbiano raggiunto il massimo.

Ora si trovano probabilmente ad un bivio o meglio ad un trivio: proseguire sulla medesima strada, allargarsi alla ricerca di un più vasto consenso, sofisticare la proposta per creare nuove idee e formule musicali. Credo, da quello che ho intuito, che il gruppo (almeno per 3 quarti) sarebbe propenso per la seconda ipotesi, che però vorrebbe dire ‘scountrizzare’ decisamente il suono. Non so quanto questo risulti naturale, per esempio, a un Sam Bush che nonostante l’atteggiamento da rockstar rimane fortemente legato alla musica hillbilly.

Da sempre, (ricordate la joint-venture con Leon Russell?) i New Grass ricercano la via del successo commerciale. Scelta ardua che è costata al gruppo la scomunica dei tradizionali Festival di Bluegrass. Ora, segno dei tempi che cambiano, il gruppo è stato accettato nuovamente. Anche perché oggi è forse meno trasgressivo di dieci anni fa.

Sulla strada dell’avanguarde infatti mi pare ci sia il solo Bela Fleck il quale, in ogni disco, riceve il contentino di un brano ma che forse potrebbe in futuro accampare maggiori pretese.

Certo è che il gruppo, oggi come oggi, agli appassionati di country piace davvero tanto. E agli appassionati stessi di questi problemi non importa poi un gran che: gli basterebbe avere un disco dei New Grass Revival al mese!

Capitol – EMI CLT46962 (Bluegrass Progressivo, Bluegrass Moderno, 1987)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 27, 1988

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