Quello che maggiormente colpisce in questo effervescente gruppo è la grinta trascinante con cui riescono a proporre la loro musica, sia in concerto che su vinile. Stilisticamente provenienti dal bluegrass, hanno poi arricchito il loro linguaggio utilizzando soluzioni proprie del rock e del blues, arrivando alla definizione completa del loro personalissimo e prolifico ‘sound’, strana ma efficace miscela di ‘acoustic-rock’ di sicuro successo, se soltanto fosse sorretta da una efficace promotion discografica.
Sempre in bilico tra tradizionale e progressivo, posso dire, alla luce dei loro ultimi albums, che la strada intrapresa dai New Grass Revival è senza dubbio difficile ma potrebbe portare la band addirittura ai vertici delle vendite discografiche sia negli U.S.A. che in Europa, poiché questa mi sembra oggi la formula migliore per catturare l’attenzione del grosso pubblico, superando le barriere ‘razziali’ che dividono i gruppi acustici delle grosse e fragorose ‘rock-band’.
Considerazioni queste, che fanno ben sperare chi, come me, vive di musica a tutti i livelli e sa ancora godere nell’ascoltare anche dell’ottima musica acustica, proprio come i New Grass Revival sanno fare.
Possiamo ora passare a parlare del disco in questione, di cui tranquillamente consiglio l’acquisto un po’ a tutti ed in cui troverete atmosfere accattivanti e grintose suonate con incredibile ‘drive’ da Sam Bush (mandolino, fiddle, voce) John Cowan (basso, voce) e Bela Fleck (banjo, chitarra, voce) e con l’ausilio di Tom Roady (congas, percussioni), Jamie Oldaker (batteria) e Kenny Malone (congas).
Tutti i brani contenuti in questo L.P. sono eseguiti magistralmente ed altrettanto ben arrangiati, ma una giusta menzione va a Pat Flynn, compositore dei brani migliori di questo album (Lonely Rider, Sweet Relase, How Many Hearts e In The Middle Of The Night) che racchiudono e sintetizzano perfettamente il ‘sound’ della band ma soprattutto danno giusto lustro al lavoro essenziale di questo chitarrista dotato di un raffinatissimo gusto musicale e compositivo.
Vincente è anche l’accoppiata vocale Cowan-Bush estremamente moderna e graffiante al punto giusto, validamente supportata anche nelle parti strumentali con la violenza necessaria, piegando letteralmente la tecnica a tutto vantaggio delle esigenze espressive di ogni brano.
La sommatoria di tutti questi fattori dà luogo ad una musica frizzante e leggibilissima, smontando così ogni luogo comune ed autocostruito a tutto vantaggio di un linguaggio sicuramente più immediato e di sicura presa anche presso i non addetti ai lavori e le nuove generazioni.
Impeccabili tutti i breaks strumentali, alcuni dei quali suonati veramente in maniera irripetibile e mi piace ricordare i ‘back-up’ e le ‘ghost notes’ di Sam Bush sparse qua e là in tutti i brani, volutamente opache ma ineccepibili sotto ogni punto di vista.
Lunga vita quindi a questi geniali e prolifici New Grass Revival ed al loro efficacissimo ‘rock-acustico’.
EMI 2405961 (Bluegrass Progressivo, 1986)
Roldano Boeris, fonte Hi, Folks! n. 20, 1986