New Tradition - A Piece At A Time cover album

Confesso la mia ignoranza, non avevo mai sentito parlare prima di New Tradition. Aggiungete che, per circostanze complicate da spiegare, il CD mi è arrivato solo con la mezza copertina di dietro: lasciandomi all’oscuro sui nomi dei musicisti, sulla strumentazione, su tutto.
Non rimane che ascoltare.
Il disco apre bene: I’ll Take Your Love Anytime parte con un banjo progressivo, ma discreto e non privo di gusto e, quando serve, punch e drive: scuola Scott Vestal, direi. Una bella voce lead, alta quel tanto che basta senza essere fastidiosa, educata ma non sdolcinata, cori ben studiati e ben eseguiti, un ritmo solido ed unito, un fiddle addirittura straordinario.
Si prosegue con la title song, un tre quarti non lento, anche questo ben arrangiato, con un banjo che recupera la quasi dimenticata arte del two finger backup, e, di nuovo, un notevolissimo lavoro di fiddle.
Si continua così, con una selezione dei pezzi che danno all’album un buon ‘ritmo’ (parola di un D.J. che registra le proprie trasmissioni, e se le riascolta: tutte) (tranquilli: non le conservo). Volendo proprio cercare qualcosa che non va, tipo pelo nell’uovo, posso rilevare che il chitarrista, che ha un buon ritmo, negli assoli non mi sembra sempre all’altezza degli altri musicisti, che, comunque, sono ad un livello molto alto. Inoltre noto una certa tendenza da parte di uno dei due cantanti ad imitarne altri: una volta assomiglia a Charlie Sizemore (su Grandpa’s Way), una volta a David Parmley (Why Darling).
Su Always Have The Blues la rassomiglianza con David Parmley è tale da farmi sorgere qualche sospetto, così come il banjo alla Scott Vestal che accompagna.
Una rapida consultazione del sito Pinecastle mi dice poco o nulla, tranne che l’album è stato prodotto da David Parmley e Scott Vestal, che, evidentemente hanno anche dato una mano. E questo spiega molte cose.

A questo punto la domanda che mi ponevo, “ma dove sono stati nascosti, questi fino ad oggi?”, diventa: “ma sono forse io vissuto in una grotta, fino ad oggi?”.
Infatti, altre fonti mi informano che: New Tradition è in circolazione dal 1983; nel 1990 o 1991 sono stati scelti dalla SPBGMA come miglior nuova band; hanno pubblicato numerosi album, prima per la piccola Brentwood, e poi per Pinecastle, e ne hanno venduto complessivamente più di 250.000 copie (duecentocinquantamila album bluegrass?); hanno avuto una nomination per il Grammy (per il Grammy? roba da Alison Krauss).
Torno a chiedermi: ma dove sono stato, io, in questi ultimi quindici anni? Evidentemente i quattro, che sono Danny Roberts (mandolino), Daryl Mosley (basso), Jamie Clifton (chitarra) ed Aaron DeDaris (banjo), vendono molto ai concerti, rinunciando a spendere in pubblicità, e non ottenendo particolare attenzione dai DJ: non da quelli che partecipano alla compilazione delle classifiche, almeno.
Infatti, risulta che il gruppo sìa specializzato in gospel, che si vende soprattutto ai concerti, e che non ha particolare appeal radiofonico.
Quello che mi trovo per le mani sembra sia un loro raro album secolare: la banda suona, e vende, moltissimo nelle chiese, essendo almeno due, se non tre, dei musicisti, figli di predicatori (lo so che, da noi, ‘figlio del prete’ non è esattamente un complimento: forse perché noi non siamo protestanti).
Voi, fate quello che vi pare. Io, nel mio prossimo ordine di acquisto di CD, un album di New Tradition ce lo metto.

Pinecastle PRC 1066 CD (Bluegrass Moderno, 1997)

Aldo Marchioni, fonte Country Store n. 48, 1999

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