Nickel Creek - This Side cover album

Stupire è, a volte, più semplice che confermarsi. I Nickel Creek, giovane ensemble californiano di newgrass, è stato capace di fare entrambe le cose: colpire in modo stupefacente pubblico e critica con l’omonimo album di debutto e accontentare fan e cultori con questo secondo, atte-sissimo disco. Li avevamo definiti (vedi JAM 84) la miglior band di bluegrass degli ultimi vent’anni e confermiamo il nostro giudizio ascoltando This Side, lavoro valido sotto tutti i punti di vista. Pur essendo tutti e tre giovanissimi (intorno ai vent’anni) Sean e Sara Watkins e lo strepitoso mandolinista Chris Thile lasciano davvero a bocca aperta in quanto a pulizia, compattezza acustica, versatilità tecnica e fluidità strumentale.

Prodotto con cura da Alison Krauss, This Side ha i suoi momenti migliori in alcuni brani autografi (come l’iniziale Smoothie Song, la delicata Speak o la raffinatissima title-track). In questi pezzi i tre ragazzi mostrano le loro doti migliori, specie dal punto di vista tecnico: gli strumenti bluegrass (chitarra, violino e mandolino) vengono applicati a una struttura compositiva a metà strada tra folk e pop definendo in modo originale una sorta di trademark sonoro capace di far breccia anche tra i coetanei americani.
I Nickel Creek piacciono anche quando trattano in modo più consueto pezzi altrui come I Should’ve Known Better di Carrie Newcomer che (cantato da Sara) ha un sound neo-folkie (alla Ani DiFranco, per intenderci) o la suggestiva irish ballad Sabra Girl (firmata da Andy Irvine). Convincono leggermente meno quando affrontano Spit On A Stranger (il pezzo più significativo di Terror Twilight dei Pavement) la cui struttura si presta meno bene al ‘trattamento’ Nickel Creek. Il disco si chiude alla grande con la sincopata Young e la delicata Brand New Sidewalk, due deliziose ballad a firma Chris Thile. Il contrabbasso solido di Byron House e quello ancor più virtuoso di Edgar Meyer completano il suono Nickel Creek.

Sugar Hill 3941 (Bluegrass Progressivo, 2002)

Ezio Guaitamacchi, fonte JAM n. 88, 2002

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