Ascoltare la musica di Norman Blake è un’esperienza simile alla lettura di un racconto di Flannery O’Connor, immerso nel sud torpido e canicolare, fra variopinti pavoni e immense distese di cotone. Canzoni suonate all’ombra di una confortevole veranda che guarda un immisurabile orizzonte che un dito può toccare e gli occhi raggiungere con un illusorio volo.
La chitarra di Blake è il simbolo di una continuità con un passato che ancora raggiunge con il suo ingombrante bagaglio di memorie, tragiche e soavi. Puntuale, a un solo anno di distanza dal precedente Chattanooga Sugar Babe, Norman propone ancora un album di sontuoso ‘flatpicking’ in cui le sue nuove composizioni si stemperano con naturalezza nella riserva aurea delle ‘tunes’ tradizionali.
Imbracciando una Gibson del ’33, mandolino, dobro e banjo a sei corde dalla sua adottiva Georgia, uno dei più prestigiosi chitarristi acustici americani dà un saggio della sua poliedrica destrezza tramite un generoso set di brani strumentali e cantati (settanta minuti) che immerge nel cuore rurale dell’America, senza scorciatoie e travestimenti.
Impeccabile evocatore di atmosfere, Blake rivisita le radici del patrimonio tradizionale autentico, mercé un suono scintillante, profondamente umano, spumeggiante e romantico. Dalla lunga sequenza di melodie che adornano un disco altamente raccomandato, segnaliamo, Pasquale Taraffo’s First Night In Leadville, omaggio al musicista genovese Pasquale Taraffo, virtuoso della chitarra-arpa, emigrato oltreoceano e vissuto nella prima metà del secolo, la Constitution March con il suo gusto da Civil War, la celtica The Wandering Drummer, il rag-time di Savannah Rag, l’afflato crepuscolare della title track, delle nuove creazioni.
A pieno titolo, l’esaltazione della chitarra.
Shanachie 6045 (Old Time Music, Country Acustico, 1999)
Francesco Caltagirone, fonte Out Of Time n. 37, 2001
Ascolta l’album ora