Old 97’s - Drag It Up cover album

Band texana di roots-rock giunta al suo sesto album vero e proprio (escluse le compilation dove i ragazzi appaiono insieme ad altri act), gli Old 97’s sono una realtà estremamente apprezzabile del filone legato al cosiddetto roots-rock e questo Drag It Up è il loro prodotto più personale e maturo.
Registrato in origine su 8 piste, per rimanere il più vicini possibile al sound che si ricrea in condizione ‘live’, il disco è lontano dal suono idealistico di Too Far To Care (1997), fatto per essere ascoltato guidando automobili  esagerate al suono di chitarre onnipresenti. Se Fight Songs (1999) godeva di un suono urbano, Hitchhike To Rome (1994) era praticamente un demo, mentre Satellite’s Ride (2001) era la sua perfetta antitesi, composto com’era da brani quasi perfetti. Il predecessore di Drag It Up può essere considerato Wreck Your Life (1995) ed il suono che scaturisce dal nostro lettore è quanto mai fresco ed accattivante, pur nella sua propositività che pesca dalla tradizione come dal presente.

Tutti e tredici i brani, per oltre quarantotto minuti di grande musica, sono firmati dai quattro membri del gruppo: Ken Bethea (voci, chitarra solista, fisarmonica), Murry Hammond (voci, basso, harmonium, chitarra acustica, chitarra elettrica, chitarra solista, tambourine), Rhett Miller (voci) e Philip Peeples (batteria e percussioni). Tutti i brani sono facilmente memorizzabili, a partire dall’iniziale Won’t Be Home, autobiografica e graffiante ballata rock, caratterizzata da un drumming incalzante e coinvolgente e dotata di un ritornello che ricorda certe cose dei primi R.E.M.

Moonlight e Borrowed Bride sono pacate e rilassate performances elettroacustiche, Smokers è nervosa, Coahuila è scanzonata e ci ricorda il Quintetto di Sir Douglas. Blinding Sheets Of Rain potrebbe essere la rilettura di qualche classico country degli anni ’60 in chiave alt-country, Invece è firmata dai nostri quattro ragazzi ed è davvero affascinante.
Valium Waltz è cupa ed ipnotica, In The Satellite Rides A Star si snoda sugli arpeggi acustici di una chitarra molto morbida e la voce è altrettanto dolce, The New Kid prende le mosse da un bel giro di basso e Bloomington è il perfetto manifesto del cosiddetto ‘No Depression’ sound. Adelaide ripesca la melodia dai recessi della tradizione folk, mentre Friends Forever occhieggia al country-punk più classico. No Mother chiude in bellezza la parata di questo grande disco, con atmosfere sobrie ed eteree.

C’è molto da scoprire in questo album ed il suo ascolto potrebbe rappresentare un felice viatico per accostarci a sonorità che potrebbero facilmente rivelarsi ricche di spunti per ulteriori approfondimenti.

New West NW6057 (Roots-Rock, 2004)

Dino Della Casa, fonte TLJ, 2005

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