Paul Williams - Ain't God Good cover album

Succedesse anche nel rock, saremmo felici di riscoprire vecchie glorie con ancora qualcosa da dire (e scommetto che ce ne sono molte); magari la recente riapparizione di Scotty Moore, il mai dimenticato primo chitarrista di Elvis, andrà ad aprire una nuova stagione di ritorni facendo riguadagnare fama e successo a personaggi degli anni ’50 così come è stato per Roy Orbison negli ultimi fortunati tempi della sua carriera.
Temo, in realtà, che ciò non si riveli altro che una mera illusione, dato che le cifre da muovere nel mondo del rock e pop sono formate da molti zeri, e il rilancio in grande stile di un signore con i capelli grigi comporterebbe un investimento non indifferente. A meno che, come è successo a molti blues men al tempo del British blues, non vi sia qualche giovane band di tendenza a portare in studio qualcuno di questi nomi oggi fuori dal grande mercato.
Nel mondo del bluegrass, in tal senso, tutto è a dimensioni più ‘umane’, tanto che la produzione di un disco può essere giustificata da una possibile vendita di sole 5 o 6 mila copie, pertanto è una cosa piuttosto normale veder rispuntare nomi di artisti di ieri che ad un certo punto decisero di dare un taglio per cercarsi un normale ‘day job’ e, sopraggiunta l’età del ‘riposo’, tornano ad imbracciare lo strumento.

Per Paul Williams, un tempo mandolinista e tenor di Jimmy Martin, si sono mossi alcuni buoni nomi del bluegrass di oggi, il fiddler Jason Carter della Del McCoury Band e 3/4 della James King Band, lui compreso.
La firma di Charles Wolfe nelle note sta ad indicare che la cosa è importante, e forse il produttore Ken Irwin della Rounder verrà un giorno ricordato anche per questo. Comunque sia, per quanto buono, mi pare onesto consigliare l’acquisto del CD ai soli appassionati di hard-core bluegrass con buona esperienza d’ascolto, poiché buona parte dei 12 pezzi è a tempo lento o medio lento, cosa che la grinta del primo brano non lasciava affatto intendere.
Altri cinque o sei canzoni potenti come appunto la prima Heaven’s Getting Brighter avrebbero fatto di questo ‘comeback record’ un disco da consigliare a chiunque.

Rounder 0414 (Bluegrass Gospel)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 39, 1997

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