Peggy Rains – It’s A Good Day cover album

Per essere un’esordiente, si tratta indubbiamente di una fanciulla che ha i numeri per emergere. Nata a Stilwell, Oklahoma, e quarta di quattro sorelle, Peggy ha perfezionato la sua naturale tendenza artistica frequentando la Hank Thompson School of Country Music al Rogers State College di Claremore, Oklahoma, che annovera il grande Leon Rausch (vocalist dei Texas Playboys di Bob Wills) fra i suoi docenti.
Con simili basi è facile comprendere l’amore ed il rispetto per le tradizioni che hanno reso grande la country music e ci spieghiamo anche la presenza in It’s A Good Day di alcune rivisitazioni di classici quali Funny How Time Slips Away e Night Life (Willie Nelson), If
My Heart Had Windows (Dallas Frazier), Anytime (Herbert Happy Lawson), You Don’t Know Me (Eddy Arnold & Cindy Walker), per finire con il sempreverde gospel di Peace In The Valley.
Se la scelta delle covers risulta interessante e la resa è di indubbio valore, altrettanto possiamo dire per quello che riguarda i brani meno noti.

L’iniziale It’s A Good Day (fra le cose migliori dell’album) risente piacevolmente delle influenze western-swing che impregnano le aree geografìche corrispondenti ai territori del Texas e dell’Oklahoma, l’up-tempo di Same Old Story gode di una bella performance ad opera di Peggy e di un arrangiamento misurato e calibrato sulle sue potenzialità vocali.
Altrettanto gustosa è Oklahoma Saturday Night, con quel suo andamento country-rock, scanzonato e spensierato, sottolineato dai preziosismi vocali del coro e dagli stacchi di fìddle.
Il pezzo forte del CD però è senza dubbio Songs About Texas, che esterna l’insofferenza dell’autrice circa l’inflazione di canzoni che parlano del Texas. A suo parere il numero è eccessivo, non se ne può più ed il suo suggerimento è il seguente: “I’m so tired of hearing songs about Texas/songs about Houston, songs about San Antonio/and I wish they’d take those endless songs about Texas /and just stick ‘em up their As(s.. .)trodome”.
A coloro di voi che hanno un po’ di dimestichezza con la lingua americana risulterà abbastanza chiaro che ho evidenziato il gioco di parole fra l’Astrodome (notissimo stadio del Texas) ed una imprescindibile parte anatomica del corpo umano, ma sono pronto a scommettere sull’interpretazione del caso.
C’è dell’altro da segnalare, ma il piacere lo lascio a voi, come al solito. La distribuzione del CD è ancora a livello artigianale, ma vale la pena di darsi da fare per trovarlo.

Peggy Rains

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 47, 1999

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