Phil Alvin - County Fair 2000 copertina disco

Proprio ora che Dave Alvin ha firmato il suo capolavoro King Of California, ed il fratello Alvin gli risponde con una delle opere di sintesi più riuscite ed ambiziose sulla evoluzione della musica americana, mi permetto di affermare, in onore della verità, che per anni ho considerato i Blasters un gruppo sopravvalutato, assurto, forse prematuramente, al rango di ‘cult-band’. Alla luce dei loro due ultimi lavori, i fratelli Alvin dovrebbero ricominciare ora (facile con il senno di poi) per essere considerati, unendo le forze in un ipotetico progetto fantamusicale, i Creedence degli anni Novanta.

Ma torniamo alla realtà ed al secondo progetto ‘solo’ di Phil che giunge ad otto anni di distanza dal precedente, non dissimile nello spirito. Phil Alvin, voce e chitarra, ex frontman dei popolari Blasters, affronta gli anni Novanta con uno dei progetti musicali più ambiziosi e difficili ascoltati negli ultimi anni. County Fair 2000 è un album a tema, dove protagonista è niente di meno che la musica americana in ogni sua forma dall’inizio del secolo.
Non è l’evoluzione in ordine cronologico o logico da un genere o un periodo all’altro ma, proprio come una passeggiata in una fiera, si passa da una cosa ad un’altra (da un brano all’altro) senza una connessione logica. Inutile dire che è una passeggiata molto divertente e percorrendo County Fair 2000, tenuto insieme da una narrazione che spesso introduce i brani, scopriamo una folla eterogenea di ospiti che lo popolano.

Iniziamo proprio dai Blasters, con i quali Phil tornerà sulle scene per promuovere questo album dopo anni di lontananza dalla vita di musicista professionista, che danno corpo alla rurale title-track ed a brani tendenti verso il rock.
Ma tra i principali protagonisti troviamo la Dirty Dozen Brass Band ed i Faultline Syncopators, formazioni che lo accompagnano nelle escursioni jazz nelle epoche più diverse, incredibili andirivieni nel tempo dello swing, del ragtime, delle dance-band dagli anni Venti sino al contemporaneo New Orleans-revival ed a Sun Ra. Ma passando da un padiglione all’altro troviamo anche il blues, dall’acustico stile Piedmont sino al Chicago-style dei ’50, Wreck Your V-8 Ford, scritta ed interpretata insieme al cantante-armonicista Billy Boy Arnold, sino al folk-singer che chiama Corrine per tornare all’old-time blues di Mr. Satellite Man con le belle e nere voci di Top Jimmy e Mary Franklin.

Dopo l’ennesimo intermezzo di una jazz-band, le sorprese ricominciano. Cesar Rosas, Los Lobos, lo accompagna con una band di chicanos, The Guada La Habrians, in un robusto blues su una malattia che non si può guarire come l’amore, Oh, Doctor, e lo street-singer di L.A. Jerome Bowman, con lo stesso Rosas ed i Blasters, lo guida in una escursione Sixties, Keep In Touch, sottolineata da belle armonie vocali e da un accattivante organo dagli accenti beat.
Certo la prima volta gira la testa in mezzo a tanta confusione, troppe cose tutte insieme, ma piano piano ci si orizzonta, si ricorda l’entrata e l’uscita, dove sono questo e quello stand, si riconoscono le voci degli imbonitori, si rivedono facce già viste.
L’atmosfera si fa più rilassante, iniziamo a divertirci, ad apprezzare quello che succede attorno a noi. Ci rendiamo conto che quest’opera, per quanto difficile e ambiziosa, è affascinante, pienamente godibile, e Phil Alvin è un musicista che nobilita la produzione rock. See you at the County Fair!

Hightone HCD 8056 (Roots Rock, 1994)

Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 7, 1994

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