Pierre Bensusan è un chitarrista franco-algerino da tempo presente nel panorama discografico europeo e molto stimato da tutti gli amanti della chitarra acustica (anche se Pierre non ama definirsi un chitarrista esclusivamente tale). Questo suo debutto discografico per la C.B.S., particolarmente apprezzato dalla critica americana, sono convinto che farà felici i vari seguaci di John Renbourn, Bert Jansch, e tutto quello stile strumentale che da tempo ha sposato le matrici folcloristiche angloirlandesi-americane con quelle colte ed eteree del jazz soffuso, molto care al sempre (troppo poco) compianto Nick Drake. Musica ed atmosfere quindi molto rilassanti ma tecnicamente sofisticate ed ineccepibili!
In compagnia di un nutrito gruppo di ‘guest’, Pierre è riuscito a creare un sound particolarmente affascinante, utilizzando il tenor sax soprano di Didier Malberbe, il fretless di Emmanuel Binet, Franck Sitbon on keyboards, nonchè numerosi vocalist (Pierre compreso), e percussioni, violino, flauti!
A confermare la validità chitarristica del nostro, è bene sottolineare che Bensusan viene in genere descritto (ironicamente) dalla critica specializzata come il ladro di DADGAD volendosi cioè riferire a quel particolare tipo di accordatura aperta (appunto RE-LA-RE-SOL-LA-RE) in cui Bensusan ci dimostra di essere particolarmente padrone, e anzi, armonicamente molto innovatore e versatile. Richiami jazzati in La Cour Interieure, oppure vagamente latineggianti in Agadiramadan, oppure a tratti, richiami indianeggianti molto vicini al McLaughlin acustico di My Goal’s Beyond; ma in realtà sono un po’ tutti i brani dell’album a conferire a questo lavoro (nonchè alla personalità chitarristica di P.B.) un tono raffinato, quasi crepuscolare, e direi decisamente eclettico, vista (a mio avviso) la numerosa lista di citazioni e stili in fatto di ispirazione e sonorità.
Bellissima strumentalmente e chitarristicamente pirotecnica The Last Pint, in puro stile (ed il titolo lo conferma) pub-irlandese; Pierre Bensusan recentemente di passaggio anche in Italia, utilizza, a differenza di molti altri chitarristi che si cimentano sull’acustica, anche un discreto numero di effetti per filtrare la sua Lowden electro-acustic, tra cui il Roland SDE-3000 digital delay e numerosi pedali Boss, Ernie Ball, etc.
Ha inoltre pubblicato recentemente un libro, The Guitar Book (Hal Leonard Publishing) in cui oltre a numerose trascrizioni di questo e di precedenti lavori, suggerisce svariati consigli tecnici, soprattutto per la mano destra, cura delle unghie compresa!
Buon ascolto a tutti, tutti tutti… (cioè chitarristi e non).
C.B.S. 460855 1 (New Acoustic Music, 1988)
Mauro Salvatori, fonte Chitarre n. 34, 1989
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