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Che l’operato della International Bluegrass Music Association (IBMA) fosse carente proprio dal punto di vista internazionale, ovvero riguardo a cosa è stata in grado di progettare, promuovere, organizzare a livello internazionale – fuori dagli USA – da quando è stata fondata (1985), è un dato di fatto. Di conseguenza, l’esigenza di un maggiore contatto con essa e soprattutto l’esigenza che quest’ultima si facesse promotrice di un evento che potesse avvicinare le associazioni non americane al fine di creare un network efficiente, era più che mai sentita. E’ stata perciò accolta con grande soddisfazione la notizia di un incontro in Svizzera delle associazioni europee da parte di tutti gli operatori che da tempo lavorano nel settore.

Il primo contatto lo abbiamo ricevuto, noi come BCMAI ma anche altri italiani iscritti alla IBMA, attraverso un questionario contenente una serie di domande che potessero far luce sulla situazione locale in generale. Il questionario è stato inviato a 293 soci o ex soci della IBMA lo scorso Giugno, più di un terzo dei quali canadesi più alcuni giapponesi.
Gli europei che hanno rispedito al mittente il questionario compilato sono stati in totale 36. Evito di esporne l’esito perché prenderebbe troppo spazio, tuttavia era presumibile che gli organizzatori dell’incontro pianificassero i lavori di conseguenza alle risposte. Non è andata così, infatti, da quanto si può leggere sul resoconto consegnatoci all’inizio dei lavori, gli obiettivi da raggiungere, secondo la maggior parte degli intervistati, sono quelli di un costante contatto, uno scambio di informazioni, maggiore collaborazione nell’organizzazione di tours di artisti americani, ecc, ma, come vedremo, non tutto è andato sviluppandosi in tal senso.

Dick Kimmel (IBMA International Committee) rappresentava l’Associazione Internazionale, e tutto è stato possibile grazie all’entusiasmo e professionalità di Paolo Dettwiler, Presidente della Swiss Bluegrass Music Association, & Soci, i quali hanno dimostrato ottima capacità organizzativa, nel più perfetto stile svizzero: Hotel Hilton di Basilea, spuntini, bevande calde e fredde, spazio a disposizione di ogni partecipante per esporre il proprio materiale, ecc.
All’orario prestabilito era presente circa una trentina di partecipanti venuti da più parti, Gran Bretagna, Germania, Repubblica Ceca, Francia, Italia e, naturalmente, Svizzera. Associazioni di bluegrass, in Europa, sono attive soltanto in Italia (la prima delle europee ad essere stata fondata), Svizzera e Gran Bretagna. Negli altri paesi, anche se in alcuni casi molto diffusa, la promozione della musica bluegrass è in mano ai gruppi, fanzine, agenti, organizzatori.

L’incontro è stato aperto da Dick Kimmel, il quale ha esposto per sommi capi lo stato di salute economica della IBMA, la volontà di molte bands di suonare nel vecchio continente e lo scetticismo diffuso in USA nei confronti delle potenzialità del mercato europeo. Come una volta Pete Wernick ebbe a dirmi, anche Dick, parafrasando un’affermazione che fu del presidente Kennedy (“…non chiederti cosa l’America può darti, ma cosa tu puoi fare per essa…”), ha fatto chiarezza su come ogni socio della IBMA deve porsi nei suoi confronti. La IBMA non naviga nell’oro, perciò non ci si attenda alcuna collaborazione da parte sua se ciò implica una spesa. Inoltre, quanto la IBMA è in grado di fare per l’Europa è proporzionalmente legato a quanto l’Europa è in grado di fare per se stessa. Ma questo, attenzione, non vuoi dire che sia sufficiente cominciare a muoversi unitariamente per dimostrare volontà di impegno e quindi guadagnare quella credibilità da parte dell’industria americana che fino ad ora ci è stata negata.
Il primo passo in tal senso deve essere mosso in direzione di ciò che la IBMA si attende da parte nostra, e quindi, cosa di meglio può richiedere se non una mailing list completa, dettagliata il più possibile di tutti i promoters di ciascun paese, locali, teatri e spazi per concerti, gruppi, agenti, radio, possibili sponsor, associazioni, riviste, festival, case discografìche, importatori di dischi, negozi? …E non solo di quelli coinvolti attualmente nella nostra musica, ma anche dei potenziali! Insomma, un lavoro enorme, infinito.

In sei lunghi anni di attività la nostra associazione ha raccolto una montagna di informazioni, indirizzi, contatti e, senza alcuna presunzione, riteniamo di conoscere molto bene la situazione italiana, i suoi limiti e le sue potenzialità. Non siamo gelosi della nostra mailing list, affatto, e per la ‘causa’ siamo pronti a scambiarla con altre attività italiane o straniere simili alla nostra. Ma questo deve avere un criterio. In altre parole, non sarebbe stato preferibile richiedere alle realtà locali un resoconto di quanto fino ad oggi sono state in grado di organizzare, e con quali mezzi, e con quali risultati; a quali problemi in ogni singolo stato queste realtà devono far fronte per organizzare un evento (tasse, burocrazia, costi, ecc), quali sono le potenzialità del loro mercato, ecc?

Certo, possiamo fungere unicamente da fonte d’informazione, così come ci è stato richiesto, ma non sarebbe stato meglio mettere a disposizione della ‘comunità’ le singole esperienze? Che senso ha inviare alla IBMA una mailing list di tutti gli organizzatori italiani in campo musicale quando poi i promoters che operano (generalmente una-due volte all’anno) con continuità nel settore sono poco più di dieci, tra l’altro completamente scollegati tra di essi? Comunque sia, non vi è stata una discussione su quale potesse essere la giusta via per cominciare una collaborazione concreta a livello europeo, è stato dato per scontato che il primo passo da muovere fosse quello di una ricerca di dati, la creazione di un data-base.
Per alcune tipologie di indirizzi la difficoltà di ricerca è maggiore, quindi è stato concesso un ampio margine di tempo, Ottobre 1996, gli altri indirizzi devono possibilmente essere forniti entro Gennaio 1996. Tutto qui.

Ci si rivede fra un anno. Ci si rivede fra un anno? Chissà, non sarà facile, dato che, e anche in questo caso la decisione non è stata preceduta da una consultazione di gruppo, il prossimo appuntamento è per il secondo weekend di Agosto in Scozia (!!!) in occasione di un festival che annualmente si tiene lassù.
Ora è lecito chiedersi, perché decidere di dare l’organizzazione degli incontri annuali di volta in volta ad un paese diverso e lasciare che venga messo in piedi quando la realtà locale meglio crede? Ciò non consente di creare un punto di riferimento, un appuntamento fisso in un luogo preciso e facilmente raggiungibile da tutti. Una più concreta ed efficiente collaborazione avrebbe potuto portare alla decisione di delegare qualcuno nella Svizzera tedesca o qualche promoter della Germania del Sud ad organizzarlo ogni anno con l’aiuto di tutti i paesi. Come? Per evitare che questo si riveli una spesa, si poteva pensare di incontrarsi, così come succede a Owensboro nel Kentucky, sempre nello stesso periodo dell’anno, e chiudere la giornata con un concerto che potesse far tornare in tasca agli organizzatori del meeting i soldi stanziati: ogni anno due o tre diversi paesi forniscono un gruppo di buon livello che si esibisca gratuitamente per un mini festival. Al mattino il meeting, al pomeriggio una sorta di fiera, in serata il concerto.
Questa è un’idea, ma ne potevano venir fuori altre se fosse stato consentito.

Alla mia proposta di creare una newsletter europea di poche pagine che girasse mensilmente tra gli addetti ai lavori, magari anche via fax, alla quale collaborano tutte le realtà locali, al fine di far girare con tempestività le informazioni di tours e altro, è stato risposto che in tempi brevi non è possibile. E così continueremo a vivere una situazione paradossale che non ci consente di essere informati o di informare in tempi ragionevoli. Così gli inglesi continueranno a portare nel loro paese grandi nomi senza pensare di fargli attraversare la Manica, continueremo a non scambiarci i musicisti europei, e i promoters continueranno ad organizzare tour di artisti americani senza sapere che agli stessi artisti nello stesso periodo, poco prima o poco dopo, qualcuno gli sta organizzando un altro tour…

Insomma, una giornata buttata via? No, certamente no. E’ stato piacevole incontrare personalmente operatori con i quali in questi anni si è collaborato, ed è stato altrettanto piacevole rivedere vecchi amici ma, soprattutto, era molto importante che la Bluegrass & Country Music Association Of Italy fosse presente poiché, forse è stata solo una mia impressione, la rappresentanza dell’Italia poteva probabilmente essere proposta a qualsiasi altro partecipante venuto dal nostro paese… a conferma di quanta poca considerazione vi sia stata finora nei confronti delle realtà bluegrass non USA da parte degli americani.

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 30, 1995

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