Le tastiere. Gira tutto intorno alle tastiere, a tratti celestiali, a tratti psichedeliche, sempre rumorose, orchestrate, eteree, ingombranti, il nuovo disco di Radar Brothers.
Spogliate dei maestosi, circolari e sognanti arrangiamenti per tastiere, i loro brani sarebbero facilmente riconducibili a due artisti in particolare: Neil Young e i Beatles. E in questi due chiari riferimenti sta sicuramente il fulcro del sound della band californiana.
Un suono che, soprattutto per l’andamento melodico della voce, si staglia con chiarezza a metà strada tra il country e il pop. Nulla di nuovo direte voi. Sì, se non fosse per quell’accozzaglia luccicante e circolare di melodie per tastiere che si vanno a sovrapporre alle canzoni, creando una sorta di valzer country pop continuo che ci invita a chiudere gli occhi, a sognare come se fossimo al cospetto di una dream pop band come gli Slowdive, a farci cullare da un andamento galleggiante, ondoso, che rende ogni brano non solo una semplice canzone country pop ma un viaggio ad occhi aperti nella musica di questo gruppo.
Voto: 7+
Perché: il country e il pop nelle mani di Radar Brothers diventano un trip fantastico ad occhi aperti.
Chemikal Underground 061 (Roots Rock, 2002)
Gian Paolo Giabini, fonte JAM n. 82, 2002