Raj – My Best Friend cover album

Nel gran bailamme della periferia del rock biz, sparpagliata sulle spiagge che prolungano il mito della città degli angeli, c’è una piccola scena cantautorale, che per comodità definiremo roots rock. Questa piccola sacca di resistenza, piantata proprio nel mezzo del cuore della mecca dell’entertainment, accende le proprie candele votive ai santini di Townes Van Zandt e di Warren Zevon, di Jerry Garda e di Dylan, di Neil Young e della ‘summer of love’ d’un tempo che fu.
Un ‘wild bunch’, sgangherato e testardo, dal quale sono usciti, ad esempio, Joe Henry e Pete Droge, e band come Wallflowers. Proprio attorno ai Wallflowers, e in particolare al loro organista, Rami Jaffee, ruota una serie di artisti come Phil Cody, Dean Del Ray, Shawn Amos e appunto Raj, all’anagrafe Roger Len Smith, bassista sia nella band di Cody, sia in quella di Amos.
My Best Friend, secondo progetto solista di Raj (il primo tuttavia era attribuito a Shrubbers) vede, a riprova dello spirito solidale che alimenta la comunità di songwriters losangelini, accanto al B3 di Jaffee, alcuni bei nomi della scena roots rock locale, come il suo compagno di band Ben Peeler, Andy Kamman, il ‘lupo’ Victor Bisetti, Shawn Amos.

Gran bella compagnia per Raj, che nel disco precedente si era fatto in quattro per riuscire a suonare da solo tutto quello che le sue canzoni richiedevano, compagnia che regala al disco un solida unitarietà sonora, un groove di band ben ritagliato addosso all’estroversa scrittura dell’autore.
Ironico e romantico, cinico e ingenuo al tempo stesso, Raj, che oltre a suonare è giornalista free lance al servizio di testate come Rolling Stone, riempie gli oltre 50 minuti dell’album con tenere fantasie idealiste, sull’amore e sui valori della vita, cullandosi dentro soffici love ballads come Taste Your Tears, o cantando i propri eroi, nella traccia d’apertura, l’eterea Up In The Heavens Today, siano essi Martin Luther King o Jerry Garcia, Gandhi o John Lennon.
Tra Warren Zevon e i Wallflowers, Raj mette in fila alcune ballate roots rock semplici e dirette, come You’re The Enemy o Days In The Darkness, che qualcosa devono anche all’amico Phil Cody, prendendosi anche il gusto di tratteggiare quel mondo di pubblicisti e marchettari del rock biz contro un muro di chitarre e Hammond.

Chitarre e Hammond che spadroneggiano anche in un altro paio di episodi, quelli meno convenzionali per un songwriter rootsy, ma anche quelli forse meglio riusciti di My Best Friend: un tiratissimo funk, tra L.A. e Detroit, I Got So Deep With You, e un roccaccio sporco e urbano, Sometimes It’s Always A Struggle With You.

Voto: 7+
Perché: tra Zevon e Wallflowers, con impennate di funk rock, una convincente prova d’autore

Big Rock CD001 (Roots Rock, 2001)

Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 77, 2001

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