Howie Beck – Hollow cover album

Toronto, Canada. Una stanza d’appartamento. Una chitarra, un registratore a otto piste, un cantante con delle storie da raccontare. Una manciata di canzoni pensate per essere semplici folk pop song, senza orpelli di post produzione, senza arrangiamenti vistosi. Hollow, il disco d’esordio di questo nuovo cantautore d’oltreoceano è tutto questo e altro ancora. E 11 brani che, fin dal primo ascolto, fanno pensare a quell’Elliott Smith che ci aveva colpito dritto al cuore con Roman Candle, con i suoi primi album rigorosamente acustici.

Scarne come i brani del famoso artista suddetto, le canzoni di Howie Beck fanno pensare continuamente a Elliott Smith anche per le tonalità della voce. Una voce che si modula e canta melodie con quell’intrinseca malinconia di fondo che ha contraddistinto molti pezzi di Smith.
Dolorante per le proprie storie da bedroom music, da America perdente, Howie Beck dà il meglio di sé quando si ferma alla semplicissima formula chitarra + voce. Quando in Hollow subentrano batteria, chitarre elettroacustiche o slide guitar il risultato non è altrettanto convincente e Howie Beck perde quello smalto emozionale che fa di molti di questi brani una piacevole sorpresa. Da tenere d’occhio.

Voto: 6,5
Perché: si dimostra un sensibile cantautore folk pop, capace di cantare melodie suadenti, ma deve ancora crescere sul versante degli arrangiamenti.

Extra Labels (Folk, Traditional Country, 2001)

Gian Paolo Giabini, fonte JAM n. 77, 2001

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