E’ vero, la produzione discografica di Ralph Stanley, anche grazie alle riedizioni in compact di sue oscure incisioni live e di studio, prima col fratello e poi con la sua band, sta diventando infinita, e con gli inevitabili alti e bassi, tra l’altro piuttosto caratteristici della sua carriera. Per dovere di cronaca mi pare opportuno precisare che, comunque, lo standard espresso da questo intramontabile banjoista della Virginia è sempre di alto livello, ma ciò va attribuito al suo unico e personale stile e al soul che lo stesso riesce sempre a esternare. E questo, infatti, è sempre presente, a sopperire le conseguenti cadute date dalla sovrapproduzione di materiale, dalla ripetitività del repertorio, e da una formula che, per quanto magica, rimane (per fortuna, diranno i più tradizionalisti) sempre se stessa anno dopo anno.
Quindi si rivela sempre più arduo il tentativo di consigliare un disco a chi non conosce ancora Doctor Stanley, soprattutto perché, se vogliamo contarli, di buoni prodotti l’anziano banjoista ne ha sfornati una marea. Uno di questi è Sixteen Years, ovvero la ristampa (un’altra…!) di un nastro uscito per la River Tracks Recordings (uno studio di incisione, più che una vera e propria etichetta discografica) nel lontano 1981, registrato come al solito in fretta e furia (ma questa volta non si sente poi tanto) con una manica di musicisti di alto livello.
Sto parlando dei soliti Curly Ray Cline, molto meno pancione di oggi e quindi più libero nei movimenti nel suonare il suo buon fiddle, e Jack Cooke, altro veterano, al contrabbasso. A mantenere giovane il suono della band ci pensavano allora Charlie Sizemore, poco più che un ragazzino ma già bravissimo lead singer, perfetto oserei dire per ciò che erano/sono le esigenze di Ralph Stanley, e Junior Blankenship, grintosissimo chitarrista, anche lui, come Charlie, oggi leader di una band. Il repertorio, per fortuna, non è granché scontato, e questo lo si deve a Jerry Williamson, Lowell Varney e Landon Messer, autori di alcune belle canzoni dal forte sapore tradizionale, perfettamente congeniali al nostro.
Io che ho un debole per Charlie Sizemore e grande rispetto per Ralph Stanley non posso che consigliarvi l’acquisto di questo bel disco, pur cosciente di non poter essere a ragione considerato da quanti, tra di voi, sono già in possesso di diversi titoli del più celebrato artista del momento.
Copper Creek 0138 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Gospel, 1996)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 36, 1997