La fotografia riprodotta all’interno della confezione non è meno emozionante dei brani che il vecchio Jack esegue con i compagni di viaggio: ritrae Townes Van Zandt in piedi, appoggiato ad un tavolino, il fiddle sulla spalla, l’archetto tenuto da una mano. Con il suo look da uomo della frontiera, Jack, seduto, lo osserva attento. Il disco intero è un album di fotografie il cui colore non sa sbiadire. Le parole che Jack inserisce nel talkin’ finale di Bleeker Street Blues, unico brano di sua composizione e accorata retrospettiva su una lunga storia di storyteller, altro non sono che una pagina di memoriale scritta con l’inchiostro dei sentimenti, della musica, fedele compagna di strada e dell’amicizia, uno dei pochi valori che conti veramente, oltre la morte, oltre il distacco temporaneo dalle persone che abbiamo amato e di cui abbiamo condiviso i sogni.
Registrati in diverse sessioni e luoghi, questi duetti di Jack assieme ad alcuni compagni d’arte sono quanto di più genuino, diretto e toccante ci sia dato da sentire nelle libere praterie del pianeta folk.
Ridin’ Down The Canyon con Arlo Guthrie. L’intesa è quella di due romantici pionieri, le cui voci, una vissuta, l’altra ancora oggi così giovane, si intrecciano incantevolmente. Fiddle e chitarra, al chiarore opaco della luna, mentre le Rocky Mountains stanno guardare.
Dal repertorio di Joe Ey, segue una personalissima interpretazione di Me And Billy The Kid. Il partner dell’occasione è un nostalgico Peter Rowan, controcanto e mandolino. L’armonica di Norton Buffalo è sullo sfondo.
Un rilassato country-folk in coppia con la matura Rosalie Sorrels, precede il ‘solitario’ del disco, la lancinante Louise che Tom Waits, Dio lo benedica, deposta per un attimo la chiave inglese, ci regala, emulando la luce dei suoi indimenticati pezzi storici. Uno spicchio del suo cuore, in una spinosa e dolcissima folk song, con un’accordion che non sente ragioni e accarezza una voce urticante. Roy Rogers alla National Steel, Jack attento nei suoi timbri stagionati, davanti ad un miraggio montato da Morgana in ogni particolare. Jack e Tom, per l’incontro inebriante di due mondi così diversi, ma collegati da passaggi segreti. Sotterranei.
Non c’è tempo per tirare il fiato. Rex’s Blues ci fa sentire vicina l’anima di Townes. Solo i capelli di Emmylou sono ingrigiti; il suo canto unito a quello di Nanci Griffith è un morbido contraltare agli accenti dell’anziano cowboy, così abile a riprodurre quello stile melodico circolare tipico di Van Zandt. Lui è ancora fra noi e se aprirete meglio gli occhi lo vedrete sorridere.
Di grande caratura è pure il duetto con John Prine. Walls Of Red Wing, da un proto Dylan, etichetta 1963, è ricca di chiaroscuri, ha la pelle brunita da un folk secco, essenziale, che non conosce scorciatoie.
Due brani con Jerry Jeff Walker, una sanguigna Hard Travelin’ nel nome di Woody e una lenta, pensierosa He Was Friend Of Mine, versione strappata al deserto, dove i cactus sembrano braccia rivolte al cielo, in segno d’attesa. Jerry Jeff non ha certo smarrito il suo carisma.
Dark As A Dungeon di Merle Travis, è forse un luogo comune nei dischi di folk, ma insieme all’inseparabile Guy Clark, Jack sa darne una folgorante interpretazione, in un confronto irto di richiami e turbamenti. Se ne esce a brandelli.
Friend Of The Devil con Bob Weir, ovvero il perpetuarsi in chiave folk di una leggenda chiamata Grateful Dead, poi, alle dodici corde, da solo, il rituale di Reason To Believe, fra i favoriti di Jack, cantato con commossa partecipazione. Un palpito dal grandissimo Tim Hardin, figlio di una stella avara. Il sigillo è la chiusa accorata che stringe in pochi versi il senso di una vita. Disco dedicato a Townes Van Zandt e al suo spirito fra noi.
Hightone 8089 (Folk, Singer Songwriter, 1998)
Francesco Caltagirone, fonte Out Of Time n. 26, 1998
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