Ray Gelato - Hey There cover album

Sono sincero, ho perso il conto di quanti sono gli album che hanno visto interprete Ray Gelato in oltre venticinque anni di carriera dai primi ottanta con la Dynamite Band per proseguire con i Chevalier Brothers fino ai Ray Gelato Giants.
Il nuovo disco che abbiamo tra le mani non è l’ennesima trasposizione della vocazione swing dell’artista o un mero prodotto di stampo revivalista, bensì un opera decisamente matura stilisticamente più orientata verso le tematiche jazz e lo swing di fattura superiore. Tra i brani che fanno parte di questo nuovo lavoro non mancano citazioni ad alcuni evergreen come That’s Amore e Mambo Italiano in versioni più jazzate dove aleggia l’influenza delle canzoni del ‘paisà’ Lou Monte, singolare cantante italo americano che si creò una buona reputazione negli anni cinquanta.
Le influenze jazz si possono maggiormente percepire in brani come Hey There dove Ray Gelato da il meglio di se con la sua voce da ‘crooner’ mentre Yust One Of Those Things è un tremendo slow dalle conturbanti atmosfere. Il ritmo swing riemerge con My Last Meatball e la strumentale Topsy mentre le eleganti Angel Eyes e Birth Of The Blues ci riportano alle soffuse atmosfere da night.

Nella parte finale del CD spiccano Three Handed Woman, il medley Them There Eyes/I Can’t Believe You’re In Love With Me, Ban It Stop It e la celeberrima New York New York un’interessante versione tratta dalle musiche dall’omonimo musical.
Parlare di revival dello swing a quasi dieci anni dall’esplosione di questo fenomeno mi pare perlomeno eufemistico poiché sono veramente poche le formazioni che sono riuscite a rimanere sui buoni livelli e Ray Gelato con la sua band è una di queste, insieme ad altri gruppi come la Brian Setzer Orchestra e i Big Bad Voodoo Daddy, e questa nuova opera dell’artista inglese conferma le sue grandi qualità.
Disco molto ben suonato, piacevole, godibile e divertente che soddisferà i palati più raffinati legati al jazz ma anche coloro che amano scatenarsi con lo swing più ballabile.

Double Scoop DSCD 005 (Jive, 2006)

Roberto Arioli, fonte Jamboree n. 53, 2006

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