Ray Wylie Hubbard - Crusades Of The Restless Knights cover album

Per bocca dello stesso Ray Wylie, la sua maledizione/benedizione è quella di avere indis­solubilmente legato il proprio nome all’inno ufficioso del movimento prettamente texano conosciuto come ‘redneck country’ e cioè Up Against The Wall, Redneck Mother, che gli viene regolarmente richiesta ad ogni singolo concerto fin dal lontano 1978.
Da allora il nostro personaggio ha sviluppato una professionalità ed un indirizzo artistico ben più maturi di allora, eppure i suoi fans gli continuano a chiedere ‘quella’ canzone fra tutte.
Questo Crusades.. è il suo nono album (se non vado errato) in quasi un quarto di secolo e se, da un lato, è vero che fra due progetti consecutivi i suoi estimatori devono essere in media molto pazienti, è altrettanto vero che il suo ultimo CD risale solo all’anno scorso (!).
Evidentemente la collaborazione di un coproduttore di spicco come , l’onnipresente polistrumentista Lloyd Maines (chitarra acustica, steel e dobro) e la possibilità di circondarsi di session-men di vaglia quali Stephen Bruton (mandolino, chitarre), Paul Pearcy (batteria), Glen Fukunaga (basso), Lisa Mednick (accordion), Terri Hendrix (chitarra acustica solista e voce) ed il vecchio compagno Terry ‘Ware’ Buffalo (chitarra elettrica ed acustica solista), con Ray Wylie fin dai tempi dei Cowboy Twinkies, hanno immesso nuova linfa vitale nelle vene del nostro e lo hanno spinto ad accorciare i tempi normali di gestazione dell’album successivo.

I dieci brani qui raccolti spaziano su un ampio spettro di ispirazioni. Si va dalle visioni mistiche dell’iniziale Crows, con quell’incedere quasi ipnotico, agli arpeggi acustici ed ingenui di There Are Ome Days, con una delicata steel in sottofondo a creare atmosfere rilassate.
Il passo si velocizza con il folk-rock di The Lovers In Your Dreams, fra le cose più immedi­ate dell’intero lavoro, che certamente non può essere tacciato di puntare alle classifiche di vendita.
Ray Wylie non diventerà mai ricco con la sua musica, ma il bello è che lui se ne frega, eccome. Una menzione particolare per il lungo talking-country di Conversation With The Devil dove “…con i suoi jeans sdruciti e la barba incolta, Ray sembrava Dante Alighieri travestito da Willie Nelson mentre faceva questo giro musicale guidato dell’inferno…”, con opportuna menzione della sfida all’ultimo… fìddle fra il diavolo e Charlie Daniels, narrata nella celeberrima The Devil Went Down To Georgia, nella quale Ray Wylie confessa di aver fatto il tifo per il diavolo.
Il testo fortunatamente è riportato nel booklet del CD e merita uno studio accurato, soprattutto per chi ritiene di avere dei quesiti irrisolti con l’aldilà. Di più diremo solo che l’album si chiude con un ripescaggio eccellente: The Messenger, che completava anche il grande Loco Gringo’s Lament del 1994.
Abbiamo in mano un grande CD, approfittiamone!

Philo 11671-1218-2 (Singer Songwriter, 1999)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 49, 1999

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