Ray Wylie Hubbard picture

Ray Wylie Hubbard è da molti considerato come una delle figure di maggior riferimento del favoleggiato movimento country progressivo texano che ha inserito Austin sulle carte geografiche musicali una ventina di anni fa. Per molti solo un honky-tonk hero grazie alla epica Up Against The Wall, Redneck Mother (resa poi famosa da Jerry Jeff Walker), quindi divenuta inno incontestato del movimento di cui sopra ed in provocante e polemica risposta alla canonica ed ultra-conservatrice Okie From Muskogee di Haggardiana memoria, Hubbard e’ stato per molto tempo una delle voci più intelligenti del country, continuando sempre a suonare una musica onesta ed assolutamente priva di compromessi. Ma andiamo per ordine.

Dopo aver conseguito il diploma alla Oak Cliff’s Adamson High School (presso Dallas, da dove presero il via anche Larry Groce, Michael Murphey e B.W. Stevenson), Ray passò alla North Texas State University, dove si specializzò in Inglese (!). Già la musica lo appassionava e fu così che il nostro entrò in un oscuro trio, Three Faces West, che suonava d’estate in una località chiamata Red River, New Mexico.
Colà orbitavano altri bei nomi del futuro panorama musicale texano, quali Jerry Jeff Walker (anche se non texano di nascita, il più texano di tutti i cantautori), Michael Murphey, Steve Fromholz e Bill and Bonnie Hearne, rendendo l’atmosfera particolarmente stimolante. E’ proprio a Red River che Ray scrive il suo capolavoro di oltraggioso vessillo dell’outlaw country, una sera che la solita jam con Joe Ely e gli altri si protraeva fino a tarda notte. A corto di birra, Ray và al vicino drug-store per acquistarla. Qui incappa in un’anziana signora dell’Oklahoma, accompagnata dal figlio, la quale, indignata dal suo aspetto poco curato, gli rivolge la classica domanda: “Come puoi definirti Americano con dei capelli così?”. Risposta: “A dire la verità, non ricordo di essermi mai definito un americano – ghigna – sono venuto solo per comprare una cassa di birra!”.

L’incontro/scontro con quella madre così conservatrice e tenacemente redneck fu l’ispirazione per una composizione che dapprima non fu oggetto di alcun interesse da parte dell’autore. Fu poi Robert Livingston a proporla a Jerry Jeff Walker una sera al Broken Spoke Saloon di Austin. Gli hippies presenti cominciarono ad urlare all’indirizzo dei rednecks, i quali risposero per le rime. Fu così che la situazione presto degenerò in una rissa colossale dove i boccali di birra volavano per la sala e Jerry Jeff, visto il livello di coinvolgimento della canzone, decise di inserirla nel suo repertorio: la strada per la notorietà era aperta. Era il 1972.
Nonostante la notorietà acquisita con la sola Redneck Mother, Ray Wylie Hubbard ed i suoi Cowboys Twinkies non ottengono un contratto a loro nome fino al 1975, quando la Reprise (dopo un clamoroso e vigliacco voltafaccia all’ultimo momento della Atlantic) pubblica Ray Wylie Hubbard And The Cowboys Twinkies (MS 2231 -1975), con una copertina simpaticamente oltraggiosa.

L’esordio e’ decisamente promettente: l’accattivante West Texas Country Western Dance Band in apertura ci conduce in una dimensione autobiografica e morbidamente western, dove ci culla la seguente ballata, l’avvolgente Portales.
Bordertown Girl si apre con il fiddle di Johnny Gimble e prosegue in uno zampettante uptempo, ben sorretto dalla steel di Larry White.
Il lato A si chiude con una dolce versione di quella Lovin’ Of The Game di Pat Garvey, che lo stesso Jerry Jeff riproporrà nel 1982 nel suo Cowjazz.
Altri episodi estremamente gradevoli risultano la soffusa Jazzbo Dancer e la tipicamente country He’s The One.
La conclusiva Belly Of Texas presenta gli ultimi fuochi dei momenti in cui i Cowboys Twinkies suonavano di tutto, finanche covers dei Led Zeppelin (Communication Breakdown) e di Jimi Hendrix (?).
Disco di completamento, non fondamentale, per i fans dell’outlaw country, anche a causa dell’inserimento di anacronistici e deleteri coretti femminili all’insaputa degli interessati (vedi i Byrds con Lay Lady Lay).

Il rapporto con la Reprise necessariamente non può avere alcun futuro ed il sodalizio si interrompe. Nel frattempo Redneck Mother guadagna lo status di manifesto del country progressivo texano ed il guru Willie Nelson (si, sempre lui, lo ammetto) scrittura Ray per la sua Lone Star Records, che pubblica Off The Wall (Lone Star L-4603 – 1978) senza i Cowboys Twinkies in copertina, ma con l’aiuto strumentale di tre quarti di loro. Ecco apparire finalmente la prima registrazione ‘originale’ dell’ormai classica Redneck Mother, qui accoppiata all’eterea Prairie Madness di Rick Fowler, alla curiosa Bittersweet Funky Tuesday, alla cover di un brano inconfondibilmente swamp, Saturday Night di Tony Joe White, dal suo Homemade Ice Cream del 1973.

Il secondo lato contiene il dissacrante gioiellino Freeway Church Of Christ, un rilassato messaggio acustico nel ricordo di Mexico Bar, un intrigante e complice ammiccamento nel sax di Radio Song e qualcosa ancora.
Un disco molto eterogeneo nel suo complesso; la knock-out song è quasi un episodio a se stante, ma il suo significato è comunque imprescindibile nel dipingere il profondo degrado psichico di chi ancora si rifugia in una certa mentalità.
(continua)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 26, 1994

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