Grazie alla svizzera Brambus, alla quale dobbiamo anche tutta la sua recente discografia, possiamo ancora una volta apprezzare una delle voci più autentiche della musica texana.
Passati i sessanta anni, Richard Dobson non ha perso l’entusiasmo dei giorni migliori. Si ripresenta con un album molto intenso e vario che, ancora una volta, non deluderà i suoi fans europei.
Cantautore per cantautori, Dobson non registra né a Nashville né ad Austin, ma si rifugia ancora una volta nel cuore della Foresta Nera con una band tedesca per ritrovare stimoli e freschezza, quasi a voler allargare i confini dell’americana sound di matrice country.
Nel suo nuovo lavoro ritroviamo l’evoluzione stessa della nuova country-music, quella d’autore naturalmente. Vi traspare il suo approccio verso il rock, con gradevoli folk-rock ballad elettro-acustiche, l’honky-tonk sound, unite alle esperienze folk e a quelle di border-music nella miglior tradizione tex-mex.
Protagonista di A River Will Do non è il Rio Grande ma il Reno, Dobson trae ispirazione tanto dalle colline del Kossovo che dalla città di Houston, nonostante questo non siamo lontani dall’essenza stessa del Texas-sound, di cui è uno degli archetipi più citabili con l’amico VanZandt e Guy Clark.
Un po’ vecchio cow-boy, un po’ stagionato hippy, Dobson mostra un’ immagine musicale ben diversa dagli stereotipi del nuovo coun try. In un album bello ed omogeneo, brillano ben 11 canzoni nuove e la cover di un cantautore poco conosciuto, Rick Dinsmore, da cui Dobson riprende la splendida Texas Is One Song Way.
Un Texas cow-boy è grande e lascia il segno anche quando, al tramonto, cavalca nella Foresta Nera e attraversa il Reno.
Brambus 200384-2 (Singer Songwriter 2003)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 43, 2004