Ascoltando Somewhereville, suo esordio datato 2002, non si direbbe assolutamente che Richard Ferreira sia oggi domiciliato in quel di Nashville, TN, ma questo solo perché le sue fonti di ispirazione musicale non potrebbero essere più lontane dai dogmi che hanno caratterizzato gran parte della produzione dalla capitale della country-music più tradizionalistica.
Lo script di Richard Ferreira profuma dei lavori del primo Jackson Browne, dei dischi più belli della Band, c’è lo spirito di Van Morrison, l’ombra di John Hiatt e perfino un tocco del grande songwriter canadese Gordon Lightfoot.
Nato e cresciuto in Connecticut Richard comincia ad interessarsi alla musica ascoltando Wilson Pickett ed i Rascals, per spostarsi poi verso Dylan ed i Byrds. Nel 1973 si trasferisce in California e diventa parte integrante della scena musicale locale.
Nel 1991 arriva poi a suonare con Lucinda Williams e si avvicina al giro ‘giusto’, conoscenze e frequentazioni che lo porteranno poi ad esordire con “…il migliore disco uscito a Nashville nel 2002…” per dirla con le parole del critico rock William Michael Smith.
Richard canta, suona varie chitarre, basso e tastiere e si fa aiutare da gente del calibro di Jim Hoke (sax) e Mike Daly (pedal steel), oltre a Rick Schell (batteria), Dave Francis (basso e chitarra acustica), Bill Dwyer (chitarra elettrica), Jack Irwin (organo Hammond).
Al di sopra della media delle composizioni – comunque alta – emergono brani quali l’iniziale Bye Bye Baby (del solo Richard) con i fiati stile The Band che ammiccano sornioni ad ogni angolo mentre lo stile vocale si potrebbe rappresentare con Jackson-Browne-meets-Van-Morrison, One Step Closer (Ferreira-Gwil Owen), dove lo stile vocale di Van Morrison è inconfondibile, Invisible Man (Ferreira-Greg Trooper), che non sfigurerebbe cert in duetto con Jackson Browne, Somewhereville (Ferreira-Mark Luna), delicata ballata acustica dedicata al suo frequente peregrinare attraverso l’America.
Robbie Robertson (The Band) deve avere tenuto la mano a Richard e ad Angelo quando i due hanno composto ed arrangiato Moon Over Memphis, tanto evidenti sono gli echi del celeberrimo gruppo, soprattutto per l’uso dei fiati, ma è lo stile di Jackson Browne che si ripropone prepotentemente nell’esecuzione di I Give Myself Away. House Of Rain ricalca gli schemi tipici di certe ballate di stampo texano (vedi Something ‘Bout You di Kevin Welch), Memphis Money cambia completamente registro e ci ripropone il lato più ‘black’ di John Hiatt con risultati davvero notevoli, mentre la performance vocale che caratterizza la conclusiva Guilford Mill si rifà palesemente al grande loner canadese Gordon Lightfoot, con un arpeggio acustico che rieccheggia quello di Farewell Andromeda (Welcome To My Morning) del compianto John Denver.
Mi rendo conto solo ora di aver citato tutti e nove i brani: significa forse che questo Somewhereville è davvero eccellente? Ascoltatelo e fatemelo sapere…
Miranda MR 047 (Singer Songwriter, Roots Rock, Traditional Country, Alternative Country, 2002)
Dino Della Casa, fonte Country Store n.70, 2003