Schematizzando un pó, potremmo dire che per il dobro Rob Ickes sta a Jerry Douglas come per il banjo Tony Furtado sta a Bela Fleck. E chissá che gli allievi, un giorno o l’altro, non superino i rispettivi maestri.
Forse non è un caso che i due – Ickes e Furtado – abbiano a lungo lavorato insieme sulla scena californiana, sperimentando sonoritá inusuali, rifinendo il loro stile, allargando i sentieri della musica bluegrass per estrarne qualcosa di piú melodioso e complesso.
Di sicuro questo Slide City , secondo disco ‘solista’ di Ickes a due anni dal promettente Hard Times, è la conferma di un talento in veloce crescita: per l’incisivitá del suono, per la suggestione degli arrangiamenti, per la cultura musicale che si riflette nella scelta dei brani, in bilico tra citazioni jazz e riletture ardite.
Chi ama il dobro solo in chiave bluegrass lasci stare. Ma chi pensa che da quella strana chitarra che si suona appoggiata sulle gambe possa venir fuori qualcosa di diverso, beh non puó perdere Slide City. Un titolo a suo modo programmatico, che allude a sonoritá metropolitane, piú aggressive e ritmate in chiave blues, ma sempre nel solco della tradizione.
Dieci brani, due dei quali – lo struggente Can’t Find My Way Home di Winwood-Clapton e il travolgente California Blues di Jimmie Rodgers – cantati: il primo da Tim O’Brien, il secondo dallo stesso Ickes. Il resto è musica strumentale al 100%, e della migliore.
Sorretto da una sezione ritmica coi fiocchi (Kendrich Freeman alla batteria e Derek Jones al contrabbasso), Ickes duetta con il mandolino di Joe Craven e il pianoforte di John R. Burr, divertendosi a reinventare piccoli classici jazz come Watermelon Man di Herbie Hancock, New Blues di Miles Davis (strepitosa per i bassi dissonanti), Don’t Give It Up di Larry Carlton e a creare variazioni sul genere.
Un pó come fece Jerry Douglas con i suoi tre CD per la MCA Master Series (perchè cosí introvabili?), il dobroista californiano infrange le barriere ‘naturali’ dello strumento per erigere un ideale monumento sonoro alla chitarra resofonica.
Ma non c’è solo gusto virtuosistico nel ‘pickin’ di Ickes, sicchè il disco potrá essere goduto anche da chi non suona il dobro e cose affini.
Scivolando sulle sue note ‘bluesy’, Ickes rende omaggio alla conformazione topografica della sua cittá – San Francisco – e ai piaceri di una contaminazione musicale che guarda lontano. D’ora in poi chi suona la ‘slide’ acustica non potrá piú fare a meno di confrontarsi con lo stile potente e insieme soave di Rob Ickes: uno dei grandi, insieme a Jerry Douglas, Mike Auldridge, Sally Van Meter, David Lindley, Ry Cooder, Kevin Maul e pochi altri.
Rounder 0452 (New Acoustic Music, 1999)
Michele Anselmi, fonte Country Store n. 47, 1999