Tony Trischka - Ticket Back - A Retrospective cover album

Sedici brani per complessivi 64 minuti di musica. Quattordici giá contenuti in quattro album registrati tra il 1981 e il 1989, due ‘previously unreleased’ (ovvero inediti) registrati apposta nel 1996, secondo un uso corrente che tende ad attualizzare con qualche ‘chicca’ la classica antologia.
Perchè tale è Ticket Back: il ‘meglio’ del quintetto newyorkese guidato da Tony Trischka che prese il proprio nome – evocante panorami metropolitani – da una famosa autostrada della Virginia, la Skyline Drive, che porta verso il Sud.
Trischka al banjo, Barry Mitterhoff al mandolino, Danny Weiss alla chitarra e alla voce, Larry Cohen al basso e alla voce, Dede Wyland (l’unica donna) alla voce solista e alla chitarra d’accompagnamento: ecco i cinque componenti di questa atipica band, in bilico tra jazz e bluegrass, rock e folk revival.
Virtuosi dei rispettivi strumenti, ma anche musicisti di buona formazione classica, Trischka e i suoi si avventurarono nei territori della cosidetta new acoustic music portando un tocco di eleganza urbana nel loro blend sonoro, un pó alla maniera dei New Grass Revival, ma forse senza la calda grinta del quartetto di Nashville.

E’ probabile che alcune delle tracce oggi risultino un pó datate nello sfegatato solismo acrobatico di Trischka, in quel gusto per i contrattempi, gli stop e le dissonanze che contraddistinse la ricerca strumentale di quei primi anni Ottanta. Eppure il disco si fa ascoltare volentieri: per la maniacale perfezione sonora che lo irrobustisce e per la vivacitá di molti dei brani, specie quelli cantati.
Se l’omaggio al Dylan di You’re Gonna Make Me Lonesome (rifatta in una versione simile dai genovesi Red Wine) introduce un coinvolgente gioco di citazioni folk, la bellissima I Can’t Believe, presa dal repertorio di Vince Gill, unisce una passione e melodia, in una chiave corale che è forse la ‘cifra’ del quintetto.
Per non dire del gospel Man In The Middle, eseguito su una linea di banjo, o del bollente blues Late To Work, che chiude allegramente la compilation.
Disciolti da qualche anno, gli Skyline furono un gruppo di sperimentatori attenti al contesto in cui nascevano: del bluegrass ereditano il timing e la precisione strumentale, ma con l’orecchio ai suoni al neon della Grande Mela.

Flying Fish CD FF664 (Bluegrass Progressivo)

Michele Anselmi, fonte Country Store n. 47, 1999

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