Per Rob Wasserman essere ricordato unicamente come bassista del David Grisman Quintet non ha mai rappresentato il massimo. Così alcuni anni fa decide l’avventura solista (almeno su disco) producendo un album, originale e piuttosto osé (di solo contrabbasso, notate bene) nel quale fa vedere al mondo intero che lui è capace di suonare il suo strumento per 40 minuti senza annoiare.
Ma quell’episodio, pur se apprezzato dalla critica, non è sufficiente. “E’ un virtuoso” dice qualcuno, liquidando in una sola battuta i sogni di gloria di questo ‘all american boy’. Per questo, di lì a poco, Rob prende la decisione più coraggiosa della sua carriera. Lascia il gruppo di Grisman ed investe tutto in un progetto ambizioso: un disco di duetti con alcuni dei suoi miti musicali.
Ora il sogno di Wasserman è una realtà. Da pochi giorni Duets è in vendita in tutti i negozi preannunciandosi come una delle più gustose novità discografiche dell’anno e ratificando (questa volta senza più dubbi) il talento musicale di Rob.
Compagni d’avventura sono otto grandi della musica internazionale: Aaron Neville, Ricky Lee Jones, Bobby McFerrin, Lou Reed, Jennifer Warnes, Dan Hicks, Cheryl Bentyne, Stephane Grappelli. Un grande cast, non c’è che dire, per una vera e propria chicca musicale.
Rob, e questo va a suo grande merito, non cade nel tranello di mostrare, una volta di più, le sue capacità tecniche. Al contrario in tutte le tracce privilegia il gusto musicale e ottimizza il ruolo di supporter, adattandosi di volta in volta allo scopo di valorizzare l’intervento dello special guest di turno. Solo nel brano Duet, in cui ha come ospite il suo contrabbasso ‘solid body’, Wasserman dá un’eccezionale dimostrazione di perizia tecnica suonando contemporaneamente due contrabbassi. Ma anche in questo pezzo, è la linea melodica ad essere privilegiata e non la ginnastica sullo strumento, segno di una ormai consolidata maturità musicale ed artistica.
Almeno il 50% dei brani presenti sono dei gioielli di classe. Il duetto con la straordinaria Ricky Lee Jones (che sempre più spesso Wasserman accompagna in concerto) è completo nella sua semplicità; il feeling e l’eleganza di Ricky Lee emergono anche in una tranquilla e facile ballata accompagnata da basso e chitarra acustica.
Quasi scontato il risultato di Brothers, brano composto da Bobby McFerrin, in cui il più incredibile vocalist dei nostri giorni lavora di fioretto su una melodia gradevole ottenendo insieme al contrabbasso un suono a cui non manca niente. Grintosa ed efficace la prova con Lou Reed e la sua rocciosa chitarra elettrica, il pezzo più ‘hard’ dell’album.
Sul lato B, è strepitosa la ballata di Leonard Cohen sussurrata dalla magica voce di Jennifer Warnes. E’ questo forse il momento più evocativo di tutto l’ellepi e, tutto sommato, il pezzo che consiglierei a chiunque di ascoltare per far capire il valore di questo progetto.
Certo, forse è più divertente il classico Gone With The Wind con il virtuosismo ‘scat’ di Dan Hicks con cui Wasserman fraseggia senza risparmio di note. O pure di grande effetto è anche Angel Eyes in cui Cheryl Bentyne (lasciati per un attimo i Manhattan Transfer) si propone con un timbro di voce più basso ed inusuale ma sicuramente di grandissimo fascino. Ma The Ballad Of The Runaway Horse è uno di quei brani che lasciano il segno e si ricordano per anni. La chiusura, con l’ultraclassico Over The Rainbow, spetta al violino di Grappelli. E’ l’episodio meno brillante e, soprattutto, è tirato un po’ troppo in lungo. Peccato perché una conclusione del genere finisce per far dimenticare i momenti belli che in quest’album sono tanti e di grande intensità.
Il valore musicale di Wasserman non può più essere messo in discussione.
MCA 42131 (New Acoustic Music, 1988)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 30, 1988
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