Rosie Flores

Mentre guido verso il Jux Tap di Sarzana mi prendo a pizzicotti per verificare se sono sveglio o se sono asleep at the wheel: com’è possibile che a pochi chilometri da casa ci sia di nuovo musica che mi interessa poco dopo il concerto di Tom Russell?
Che sia buon segno? Solitamente da queste parti non capita mai nessuno. Eppure non sto sognando. Grazie all’impegno di Carlo Carlini e di Umberto che fa la programmazione del locale stasera è proprio la prima data della cantante, chitarrista e autrice di San Antonio Texas Rosie Flores.
Al basso ed ai cori David Roe, ex Jerry Lee Lewis band e alla batteria il mancino Ian Wallace che vidi anni fa allo stadio di livorno con Bob Dylan. Nessun gruppo di apertura, nessun intervallo, solo un unico lungo set di vecchio sano honky tonk e rockabilly. Rosie è in gran forma sia alla voce che alla sua Epiphone semiacustica turchese dalla quale sfodera licks grintosi e puliti.
Attacca con un boogie scatenato e prosegue fra classici del rock and roll, pezzi suoi, pezzi di Butch Hancock (di cui è stata chitarrista) come la stupenda Boxcar. Ad un certo punto la sezione ritmica si allontana e Rosie cambia il timbro della chitarra per eseguire due brani da sola, dimostrando maestria anche nel fingerpicking. Peccato che non avesse con sè anche un’acustica, che in questo caso avrebbe funzionato meglio.
Ritornano i due e si riparte: Wrong Side of His Heart, All Night Long, California Heartquake…… fino al bis. Per l’occasione la scelta cade su uno dei pochi lenti della serata il capolavoro di San Willie, portato al successo da Patsy Cline. Parlo di Crazy, proposto in chiave particolarmente bluesy.
Sarà anche bello il New Country, per carità, tutti i gusti son gusti, ma come fa bene una serata di autentico Hill-Rockabilly senza fumi né effetti speciali, nè suoni filtrati, nè tastiere!

Fabio Ragghianti, fonte Country Store n. 56, 2001

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